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Antonio Cacioppo - page 3

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Altro che lasciare “l’impronta” sono semplicemente: i soliti ignoti

in Antonio Cacioppo/Politica di

di Antonio Cacioppo

Una banda sui generis ha messo le mani sull’amministrazione della città. Torna in mente la straordinaria definizione fatta da Rino Formica  all’Assemblea Nazionale del P.S.I. : “Corte dei miracoli di nani e ballerine”.  Allora come adesso i nani e le ballerine sono l’effetto collaterale della crisi della democrazia che porta alla  ribalta “impresentabili”, uomini senza rappresentanze se non le loro clientele, che si lanciano in esperienze amministrative e politiche di cui non si raccapezzano dando soluzioni cervellotiche, per cui alla fine la cura risulta peggiore della malattia.

  • Assessori Ombra che si occupano di bilancio comunale con il risultato di contribuire al fallimento dei comuni.
  • Coordinatori Politici che nel bel mezzo di una trattativa, al fine di pilotarne la soluzione voluta, si vedono beneficiati (legittimamente) di somme spettanti .
  • Assessori occultie pur palesi che sgovernano la città mentre gli assessori ufficiali restano senza deleghe per mesi e mesi.
  • Politici che si improvvisano esperti di rifiuti con il risultato di rimanerne seppelliti.
  • Faccendieri che scorazzano per la città per improbabili mediazioni.

Siamo nelle loro mani, nelle mani di nessuno. Non c’è da stare allegri. Bisogna sdramatizzare e per farlo si deve far ricorso ai grandi maestri del cinema italiano, perchè hanno saputo immortalare la tragicità comica dei costumi italiani.

Infatti più che “cambiare passo” sembra di tornare alla fine degli anni 50, ai protagonisti del capolavoro di Mario Monicelli: I SOLITI IGNOTI 

E come nel film, il clima attuale ci impone di affrontare i tragici momenti che viviamo con leggerezza, cercando un sorriso, anche se amaro, per le gesta degli antichi e moderni appartenenti alla banda del buco.

“Peppe er Pantera” Gasman

“Tiberio Braschi” Mastroianni

“Carmelina Nicosia” Cardinale

“Capanelle” Pisacane

e il più grande fra tutti il maestro “Dante Cruciani” Toto’, l’anziano del gruppo che deve insegnare alla banda come aprire “la Camera” cioè la cassaforte.

Ogni riferimento a fatti o persone di oggi è assolutamente voluto. 

I soliti ignoti

Il piano è infallibile: entrate nell’appartamento attiguo alla sede del Monte di Pietà, bucare il muro e rubare la cassaforte.

Il colpo finisce sui giornali perchè le autorità non riescono a spiegare come mai è stata scassinata una finestra, buttato giù un muro per sedere a tavola e mangiare un piatto di pasta e ceci.

Pasta e ceci, di questo si tratta. 

L’inettitudine emersa nel compiere la rapina da un lato riempie di tenertezza per questo gruppo di ladri scalcagnato e sprovveduto, dall’atro come un gruppo di disperati pensa a come dare una soluzione ai loro problemi.

I personaggi sono accompagnati dall’aurea del fallimento e la loro catastrofe tragicomica riflette la frustrazione del mancato adeguamento alle regole e ai valori ( lealtà- onore- legalità).

E’ incredibile come le assonanze tra ieri e oggi siano evidenti: allora la crisi economica come sfondo dei personaggi di Monicelli, oggi una nuova grave crisi economica che fa da sfondo alle gesta dei neoeroi della neobanda del buco.

Ma l’assonanza non si limita solo alla crisi economica, c’è da sfondo anche la crisi dei valori, drammatica e inesorabile.

Infatti i personaggi del grande regista erano dediti, per sopravvivere, al malaffare, quelli di oggi, sempre per sopravvivere, dediti alla prostituzione politica. 

L’unica differenza è che i primi sono vestiti con abiti laceri i secondi con abiti griffati.

Monicelli descrive dei poveracci, emarginati, reietti, oggi questi personaggi si sono trasformati in poveri di valori in giacca e cravatta, emarginati di principi, in reietti della politica in voltagabbana e traditori. 

Oggi come allora è questo il SEGNO DEI TEMPI. 

Altro che lasciare “l’Impronta” sono semplicemente:

” I SOLITI IGNOTI “

L’istruzione non è una merce. La scuola non è un’azienda

in Antonio Cacioppo/Controcultura di

“Capetti improvvisati vogliono fare anche del preside un piccolo boss di paese. Senza insegnarli il comando,senza prepararlo alla leadership … gli danno infatti il potere e la responsabilità di assumere docenti per cooptazione e di premiare il merito e punire il demerito distribuendo denaro .E tutti capiscono che, solo per l’effetto annuncio, la famosa stanza del preside sta già diventando l’ufficio raccomandazioni e suppliche di quel proletariato intellettuale di cui parlava Salvemini”. (F. Merlo)

La scuola italiana sembra svegliarsi da un lungo torpore. Scioperi, assemblee, seminari, appelli. La mobilitazione del 5 Maggio ha mandato in tilt la scuola. Non poteva andare che così dopo che il ministro Giannini ha definito squadristi un gruppo di docenti che la contestavano. Sulla stessa lunghezza d’onda di dileggio il ministro Poletti, quello delle cene con i protagonisti diMafia-Capitale,che dichiara di volere diminuire le vacanze della scuola. Raro esempio di ignoranza da parte del ministro,infatti gli insegnanti sono impegnati fino a metà Luglio con gli esami e rientrano a scuola a fine Agosto per far riparare gli alunni rimandati.

Per non parlare del sotto segretario Faraone che parla dei docenti come di una “ minoranza chiassosa “. Dimenticando che è a questa minoranza che viene affidata la formazione delle nuove generazioni. Una categoria paziente, mite che non protesta nemmeno per la mancanza di un contratto di lavoro bloccato da sette anni,una categoria che per meno di mille e cinquecento euro al mese si occupa non solo di insegnamento ma di legalità,educazione stradale,psicologia,bullismo,assistenza sociale,alimentazione, rifiuti.

Oggi questa categoria decide di scendere in piazza per contestare una “riforma”che ha come obbiettivi:

1) L’aziendalizzazione della scuola.

2) La rimozione della cultura.

3) Il potenziamento della scuola privata.

4) Il concretizzarsi del Preside-manager.

L’aziendalizzazione della scuola.

Debiti formativi,crediti scolastici,sono espressioni desunte dal mondo della finanza e tipico del progetto neo-liberale della competizione di mercato che trasforma gli studenti in merce. La riforma prevede la possibilità di finanziamenti privati della scuola pubblica. E’ chiaro che le aziende potranno influenzare le scelte educative degli istituti creando di fatto scuole d’eccellenza, quelle del Nord e scuole ghetto, quelle del Sud per gli evidenti contesti economici delle due Italie. Ma il vero motore della riforma è il “piano di miglioramento”e di “qualità”,dietro cui si nasconde in realtà il subdolo tentativo di introdurre a scuola un sistema di controllo del “ management per obiettivi”.

Obiettivi, la parola magica , i docenti e i loro obbiettivi. Ma quali obiettivi? Chiaro! quelli delle aziende,quelli dei privati,quelli dei “portatori di interessi”. La riforma Thatcheriana che vuole trasformare la libertà d’insegnamento in formazione per le aziende.

La rimozione della cultura.

La logica del profitto distrugge dalle fondamenta la scuola che basa la sua essenza sul “ sapere in se”e non sulla capacità di produrre guadagni. Didattica,centralità dello studente e dell’insegnante,formazione umana sono valori spariti dall’orizzonte della scuola renziana.

La riforma manca di un asse culturale che di fatto nasconde il vuoto etico di chi l’ha pensata. Dietro pedagogismi,burocratismi,circolari,griglie di valutazione,quiz,relazioni e programmazioni chilometriche si nasconde il tentativo di svuotare la preparazione e le competenze dei professori,di distruggere il ruolo e la possibilità di formare i futuri cittadini a favore di pure logiche di mercato.

“Un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi,perché le risorse mancano,o i costi sono eccessivi . Un paese che demolisce la scuola è già governato da quelli che della diffusione del sapere hanno solo da perdere”. (Italo Calvino).

Potenziamento della scuola privata.

Articolo 33 della Costituzione: “enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione,senza oneri per lo stato”. Ma come si può rispettare questo dettato costituzionale se si irridono i lavoratori della scuola, tagliando il personale e le risorse? Per contro si assicura alle scuole private la defiscalizzazione della retta con un tetto massimo di 400 euro ad alunno. Questo ci costerà cento milioni di euro.

Il tutto mentre le scuole pubbliche cadono a pezzi.

Presidi-manager.

Lo strapotere assegnato dal ddl ai presidi-podestà consiste nella sua capacità di assumere secondo un criterio di discrezionalità senza precedenti. I Presidi detteranno le linee a degli insegnanti che dovranno,obtorto collo,subire il pensiero unico e l’allineamento dei cervelli. E per chi non si allinea? Trasferito,non incentivato economicamente,ridotto al silenzio.

L’accentramento del potere nelle mani del Preside-caporale determinerà il restringersi drammatico degli spazi di democrazia e di libertà e lo svuotamento di fatto di tutti gli organismi di rappresentanza: collegio docenti,consigli di classe ecc. Sarà creato “un registro nazionale dei docenti”per tenerli sotto controllo in una specie di grande fratello di Orwelliana memoria, per controllare chi si allinea ai “piani di miglioramento”e chi,invece, è riottoso e non intende piegarsi. Ma perché non si ci può fidare dei Presidi-sceriffo?

Semplice,perché,per esempio in Sicilia, nell’ultimo concorso a preside, la commissione “riuscì”a correggere 1400 compiti,ognuno dei quali di dieci pagine per un totale di 14000 pagine in tre ore e “sorvolando” su orrori ortografici e grammaticali. Fioccarono i ricorsi e il concorso fu annullato. Tutto finito,neanche per sogno,i trecento promossi furono salvati da una “Manina amica”,una legge nazionale.

La barbarie è dietro l’angolo.

I docenti verranno piegati alle regole della scuola-azienda e della scuola-quiz. E’accettabile la versione che mette in discussione la libertà d’insegnamento,la collegialità delle decisioni? E’accettabile il ridimensionamento del collegio docenti nella sua capacità di progettare l’attività scolastica? E’accettabile riservare al manager-preside la valutazione del lavoro per quanto riguarda la qualità dell’intervento didattico dei professori? E’ accettabile la possibilità per i dirigenti scolastici di decidere la mobilità,la valutazione,il salario accessorio,fuori dalle legittime sedi contrattuali?

E’ accettabile che il Dirigente Scolastico sia valutatore, reclutatore,uomo forte circondato da uno staff acritico di maggiordomi?

Non è questa forse una sospensione della libertà? Non accettarlo è un imperativo categorico e spetta a noi.

Non esistono eroi, esistono solo uomini. Non esistono regole, ma scelte. Difendi il tuo futuro

in Antonio Cacioppo di

Una generazione senza ideali e senza passione politica, in un contesto sociale in disfacimento e deprivato culturalmente.  Una generazione provata da una crisi economica di portata storica. Una generazione i cui componenti non lavorano e quando ci riescono si tratta di lavoro precario, dove lo sfruttamento bestiale è la regola. Ma il dramma per i giovani non è tanto e solo lo sfruttamento economico ma l’essere costretti a prostituirsi al potente per poter sopravvivere e sopportare la più oscena delle ingiustizie che si nasconde dietro l’infame ideologia inventata per emarginare ancora di più i giovani: il “Giovanilismo”.

I giovani vengono elogiati, branditi, coccolati, alcune volte amorevolmente rimproverati (bamboccioni) da certi padri che hanno escogitato questa ideologia. E sono proprio gli adulti che tengono ai margini i giovani, trasmettendo loro concetti lontani dalla politica nel significato più nobile del termine.

Gli adulti hanno trasformato i giovani in vecchi, incapaci di progettare, di sognare, di abbandonarsi alla sublimazione delle utopie.

Hanno trasformato i giovani in tanti piccoli ragionieri che pensano soltanto sulla base del concetto dare-avere.

E i giovani si sono arresi, per lungo tempo, e si sono fatti annientare da un’altra ideologia dominante, forse più pericolosa della precedente perché più subdola perché capace di ammaliarli, stregarli, conquistarli: l’ideologia della “Forma-Merce”.

Una volta si sognava la rivoluzione, un mondo migliore,nuove forme di giustizia sociale, più ampi spazi di libertà, oggi si sogna lo smartphone. Tutti si convertono all’unica religione rimasta quella del Mercato, incoronato dal liberismo capitalista, a nuovo dio che ha eretto le nuove cattedrali nei centri commerciali. Le vecchie teologie vengono sostituite da una nuova teologia: l’Economia.

Ma il dramma di una condizione simile si trasforma in tragedia per il fatto che i giovani, oggi, vivono questa situazione in forma ambivalente.

Da una parte la progressiva “precarizzazione” della loro vita e del loro futuro, la spoliazione di ogni loro diritto e dall’altra parte un male ancora, se possibile, più insidioso, l’incapacità di porre in essere forme di Rivolta al sistema.

Il mercato continua a massacrarli, la macelleria sociale è palese e in loro non si nota nessuna forma di reazione, quasi che si trattasse di una forma gigantesca di Sindrome di Stoccolma (“Gli uomini lottano per la loro schiavitù come se si trattasse della loro libertà”. Spinoza).

Delusi, arrabbiati, indifferenti o semplicemente disincantati e incapaci di ribellarsi, i giovani se la prendono con la politica.

Questo è un grave errore di prospettiva perché pensano che la politica sia quella  che certi loro papà hanno insegnato loro: Clientelismo – Vendersi -Tradire. Spesso, non sanno, forse, che c’è una politica buona, alta, nobile che pone le sue basi su fondamenti e valori spirituali.  Ma, per fortuna, non tutti i giovani la pensano alla stessa maniera.

Da qualche tempo a questa parte si incomincia a notare un cambiamento, lo si nota bene facendo certi lavori come l’insegnante: i ragazzi cominciano a partecipare, non si rifugiano più nel disimpegno. Chiedono, parlano esprimono opinioni, vibrano di fronte a certi concetti. Se chiedi loro  un progetto sulla legalità si entusiasmano, si commuovono.

Si mobilitano con entusiasmo, sciamano per gli svincoli della 284, esibiscono cartelli, parlano con la gente, raccolgono firme. Si entusiasmano per la vittoria di contrada Capici che qualche “furbetto del quartierino” voleva scippare, li vedi dialogare con gli abitanti del quartiere ,gli vedi brillare gli occhi e sogni che, finalmente, una nuova generazione stia prendendo forma.

Ma per capire la portata di questa inversione di tendenza bisogna guardare il luogo del nuovo dibattito politico. La morte delle ideologie novecentesche e la conseguente crisi della forma-partito ha liberato nuove forme della politica che si concretizza in una nuova forma-partito: la Rete e le Associazioni.

Nella rete e nelle associazioni si vede il nuovo interesse giovanile per la politica, l’attenzione per il territorio, il bisogno di occuparsi dei quartieri degradati.

Internet offre formidabili opportunità di conoscenza al servizio di una nuova politica, oltre alle opportunità organizzative per giovani che si pongono nella prospettiva della polis. E’ questa la strada giusta,bisogna proporre nuovi modelli.

La società mercantilistica sarà sconfitta da coloro i quali veicoleranno certe idee e valori nella rete.

Reagire. Protestare ora. Prima che sia troppo tardi.

– Contestare per impaurire i tiranni;

– Contestare per scuotere gli indifferenti;

– Contestare per destare i paurosi;

– Contestare gli utili idioti, servi sciocchi dei potenti.

Una protesta contro una società cloroformizzata dal consumismo.

Una protesta contro questo modello di sviluppo terribile.

Una protesta liberatoria che dia speranza per il futuro.

“La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce,non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo,il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo,semplicemente non sarei qui,tra voi,a parlare.” Pier Paolo Pasolini

 

Il decalogo del venduto

in Antonio Cacioppo/Bacheca di

“E’ disprezzato il vile, il pauroso, il meschino, colui che pensa alla sua angusta utilità; similmente lo sfiduciato, col suo sguardo servile, colui che si rende abietto, la specie canina di uomini che si lascia maltrattare, l’elemosinante adulatore e soprattutto il mentitore”.

                                                                                            Nietzsche

 

Popolo di poeti, eroi e voltagabbana

DECALOGO DEL VENDUTO

  1. IL VENDUTO SI ALLEA CON IL VENDUTO.
  2. IL VENDUTO HA SEMPRE LA FACCIA DI CIRCOSTANZA, QUELLA DELL’IPOCRITA.
  3. IL VENDUTO NON HA MAI UNA POSIZIONE DEFINITA.
  4. IL VENDUTO NON DICE MAI QUELLO CHE PENSA, MA QUELLO CHE GLI CONVIENE.
  5. IL VENDUTO SORRIDE SE IL CAPO RACCONTA BARZELLETTE, ANCHE SE IDIOTE.
  6. IL VENDUTO SEGUE SEMPRE CHI HA IL POTERE E CI TIENE AD AVERE BUONI RAPPORTI CON TUTTI.
  7. IL VENDUTO HA COME FINE IL VENDERSI PER IL PURO PIACERE DI VENDERSI.
  8. IL VENDUTO SE SI ARRABBIA NON ATTACCA MAI, PERCHÉ È PAVIDO.
  9. IL VENDUTO SPARLA CON TE DEGLI ALTRI E CON GLI ALTRI DI TE.
  10. IL VENDUTO È SEMPRE IN UN POSTO NON PER LE SUE CAPACITÀ, MA PER LA SUA ABILITÀ DI FINGERE DI AVERNE.

 

Tipologia del Venduto

  1. Per bisogno;
  2. Per natura;
  3. Per molto;
  4. Per poco;
  5. Per paura.

 

Sinonimi

  1. Ambidestro;                                                                  11. Fedifrago;
  2. Multiuso;                                                                        12. Informatore;
  3. Transgenico;                                                                  13. Spergiuro;
  4. Bipartisan;                                                                      14. Delatore;
  5. Transfugo;                                                                       15. Assoldato;
  6. Prostituto;                                                                       16. Mercenario;
  7. Rinnegato;                                                                       17. Comprato;
  8. Traditore;                                                                         18. Pagato;
  9. Apostata;                                                                         19. Prezzolato;
  10. Disertore;                                                                         20. Salta fosso.

 

Ogni riferimento a fatti, persone o cose è assolutamente dovuto.

Svanito il sogno di non morire democristiani. Ma poteva finire peggio

in Antonio Cacioppo di

Il sogno di qualcuno di non morire democristiani svanisce con l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica.

Su questo avvenimento si sprecano e si sprecheranno innumerevoli commenti, ma una cosa appare certa: l’inadeguatezza dei politici di oggi e l’assoluto bisogno di attingere dal passato politici degni di questo nome.

Oggi la classe dirigente è selezionata da poteri esterni alla politica o nel migliore dei casi nei Talk-show, mentre i politici della prima repubblica crescevano nelle giovanili dei partiti.

Ma entriamo nel merito della questione, bisogna essere onesti, anche i più grandi detrattori di Matteo Renzi devono ammettere che il premier esce da trionfatore in questa vicenda. In un sol colpo Renzi sbaraglia tutti i tavoli e manda a gambe in aria avversari e alleati.

Vediamo, nel dettaglio, una rapida valutazione da attribuire ai maggiori protagonisti:

Vincitori

Renzi: voto 10

– perché ha fatto eleggere una persona schiva che predilige restare nell’ombra e che non rischierà di oscurare la leader-ship del primo ministro;

perché ha ricompattato il PD. Infatti la minoranza è rimasta spiazzata: impossibile dire di no a un candidato come Mattarella;

perché è riuscito nel miracolo di incassare il sì di Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola;

perché ha distrutto Berlusconi, come appare chiaro dalle parole di Fitto che chiede:”l’azzeramento totale nel partito e nei gruppi parlamentari dopo il totale fallimento politico del “Nazareno”.

Sconfitti

Berlusconi: voto 3

– perchè si è fidato di Renzi e confidato nel Patto del Nazareno;

– perchè adesso ha un per di più si ritrova nelle mani un partito in rivolta, con almeno 70 “franchi soccorritori” del Presidente;

Alfano: voto 1

– clamorsa figuraccia del Ministro dell’Interno. Prima il Nuovo Centrodestra, il suo partito e di cui è segretario, si accorda con Forza Italia, poi minaccia di non partecipare al voto, poi quella che sembrava essere la decisione finale: si vota scheda bianca. Infine, giro di valzer – immaginiamo dopo una chiamata di Renzi –  fa votare Mattarella;

Grillo: voto 4

– perchè non ha colto l’occasione per candidare Prodi o Bersani o lo stesso Mattarella. Avrebbe così messo alle corde il lacerato PD. Ma la “malattia del web” ha imposto le “quirinarie” dando il tempo a Renzi di presentare Mattarella. Risultato: ulteriore fuoriuscita di altri 10 parlamentari. Fallimento su tutta la linea.

Cosa accadrà adesso? Nulla.

Il Presidente è una brava persona (non volendo prendere in considerazione le voci su componenti della sua famiglia e i tre milioni di lire in buoni benzina che avrebbe preso dal costruttore Salamone in odore di mafia) e non ha nessun potere per cambiare le sorti di questo sventurato Paese.

Chiusi i giochi di palazzo sullo sfondo si intravede la sagoma dell’Italia maciullata da una economia in frantumi, un paese che ha perso la propria sovranità a favore della BCE, un paese che ha visto il prevalere di forze che hanno cancellato i diritti più importanti impoverendo milioni di cittadini. Bello è stato da parte del Presidente averlo ricordato.

Malgrado la sensazione che Mattarella sembri  un’immagine in bianco e nero rivista in 3D, auguri Presidente, ne ha proprio bisogno.

 

Brevi cenni sul nuovo Presidente

Come già ampiamente riportato nel pezzo biografico curato da Vincenzo Ventura e pubblicato ieri da Symmachia.it (leggi qui l’articolo), si ricordano alcune cenni del neo Capo dello Stato:

Sergio Mattarella classe 1941 è uno dei fondatori del PD,  di estrazione democristiana, della sinistra DC. Più volte deputato, fu uno dei ministri che nel 1990 si dimise per contrastare l’ascesa dell’ex Cavaliere come” padrone”delle TV private. E’ fratello di Piersanti, il presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia.

Presterà giuramento in Parlamento come dodicesimo Presidente della Repubblica italiana martedì prossimo 3 febbraio.

Io NON sono Charlie

in Antonio Cacioppo di

I fatti di Parigi segnano un clima di anteguerra. Nei prossimi mesi si assisterà ad una escalation di atti terroristici, prove tecniche per una nuova guerra, preannunciata dai teorici dello scontro tra civiltà (Samuel P. Huntington).

Secondo questa scuola di pensiero, lo scontro vedrà da una parte i “nuovi barbari” arabo-musulmani, tagliatori di teste, kamikaze che si faranno esplodere al grido di “Allah Akbar” e, dall’altra, il mondo “libero”, per intenderci il mondo bianco, laico, protestante.

In questo clima di caccia alle streghe, tutti coloro che non si schiereranno tra un fondamentalismo retrogrado e violento e un Occidente malato, privo di valori, d’identità e unito solo dalla logica di mercato saranno emarginati e sospettati di intelligenza con il nemico.

Questo è il tempo degli avvoltoi, il tempo di chi dice:

“C’è una matrice religiosa negli attentati”;

“Il nemico è l’islam”;

“Non esiste l’islam moderato”;

“La religione, cristiana o musulmana, è fondamentalismo, pregiudizio, dogmatismo”;

“La società laica è, invece, pacifica” (ricordate le guerre laiche e umanitarie?);

e la più grottesca di tutti:

“L’immigrazione clandestina porta i terroristi in Europa”.

Idioti, i protagonisti degli ultimi attentati sono nati in Francia, sono nostri figli.

In questa gigantesca farsa si inserisce la strumentalizzazione delle recenti parole del Papa:

“Ognuno ha non solo la libertà o il diritto ma anche l’obbligo di dire quello che pensa se ritiene che aiuti il bene comune, un deputato, un senatore, se non dice qual è la buona strada non fa bene. Avere questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente ma se il dottor Gasbarri, mio amico caro, dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno. Perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli altri”.

Apriti cielo. Per qualche idiota, il Papa avrebbe giustificato il terrorismo.

In realtà la verità è un’altra: non si capisce, o non si vuol capire, il profondo messaggio dietro quelle parole. Il Papa ha semplicemente condannato alcuni aspetti dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese: il laicismo innalzato a religione di stato, la perdita di ogni rapporto con il sacro e la condanna di un occidente secolarizzato e piegato su posizioni materialistiche, consumistiche, edonistiche.

Difendere la libertà di espressione, cari lor signori, non equivale ad offendere la religione altrui.

La satira critica, sbeffeggia, non offende.

Per finire vorrei fare un atto di fede:

– io sono il presepe;

– io sono la civiltà araba presente nel mio territorio;

– io sono la Chiesa Medioevale che salvò l’Europa dalle barbarie;

– io sono Al Saladin, tenace, coraggioso, magnanimo con i nemici;

– io sono Federico II, stupor mundi, protettore della cultura, fautore dell’incontro tra la cultura araba, greca e latina;

– io sono le duemila persone uccise dagli integralisti a Damaturre e che non hanno provocato cortei e proteste;

– io sono l’eroe musulmano che ha nascosto i francesi nella cella-frigorifera del negozio preso d’assalto;

IO SONO UN UOMO CHE NON SI PIEGA AL PENSIERO UNICO DELLA GLOBALIZZAZIONE .

IO NON SONO CHARLIE 

Il sistema di potere, i corpi estranei e la battaglia delle idee

in Antonio Cacioppo di

La retorica dell’impegno per il bene comune non inganna più. La politica ha perso la capacità di far sognare e di far emergere le passioni.

E’ ormai convinzione di tutti che le motivazioni che spingono i politici sono il desiderio di conquistare una posizione migliore per se stessi.

Se a questo si aggiunge l’improvvisazione e l’impreparazione, il quadro è completo.

Pessimismo, esasperazione, collera sono ormai le parole d’ordine.

Per tutto questo, Symmachia ha deciso di esserci, di scendere in campo affinché si potesse arginare il declino di Adrano.

Il risultato elettorale – per alcuni lusinghiero – ha messo Symmachia e Azione civica in una condizione di ago della bilancia.

Si scelse – si disse allora – il “male minore” (Ferrante) per arginare il ritorno di una opzione politica (Mancuso) che tanto danno ha fatto alla nostra comunità.

L’elezioni si sono concluse con una vittoria schiacciante che ha visto decisive le forze di Symmachia e Azione Civica. Ma la presenza di queste due realtà nella nuova Amministrazione ha determinato l’allarme rosso, lanciato dalla vecchia classe dirigente.

I sette Consiglieri comunali e i due Assessori vengono percepiti come un’armata “populista” pronta a far irruzione nel Palazzo.

I guastatori “Symmachi” sono lì per turbare la consociativa gestione del potere.

Una nuova figura: il Burocrate-Politico

Una lettura superficiale della situazione burocratica-amministrativa può portare a delle considerazioni sbagliate, come quella per cui vi è una netta distinzione tra politici e burocrati.

Secondo noi, invece, oggi non vi è nessuna differenza. Anzi, la commistione tra i due ruoli, un tempo distinti, è tale che ad Adrano è nata una nuova figura: il Burocrate-Politico.

E’ risaputo da tutti che alcuni politici, alcuni consiglieri comunali, i cosiddetti “assessori ombra”, stazionano negli Uffici comunali, “controllano”, in sinergia, la macchina amministrativa, “consigliano” le decisioni, “scelgono” le priorità degli interventi.

Questo “sistema” di potere capillare (oserei dire, maniacale), grazie al quale esiste un controllo puntuale degli Uffici, viene giustificato con l’alibi della presunta inefficienza degli impiegati comunali.

E’ probabile che un sistema di potere di questo tipo preveda che i burocrati non vengano selezionati e scelti sulla base della meritocrazia, ma attraverso la relazione tra gli stessi e i politici. I dirigenti così scelti “dipendono” esclusivamente dai politici.

Naturalmente una simile burocrazia, che deve tutto alla politica, non avrà mai l’interesse ad ostacolare, ma diventerà schiava, e nello stesso tempo padrona, perché queste due anime del governo della città avranno tutto l’interesse a perseguire i propri disegni.

Questo innaturale connubio ha dato vita ad una nuova oligarchia che sta uccidendo Adrano. Ora si comprende come Symmachia rappresenti un corpo estraneo per questo vecchio e arrugginito potere che deve passare alle contromisure perché:

  • “Questi sono scemi”;
  • “Pretendono efficienza”;
  • “Pretendono velocità”;
  • “Che cosa si sono messi in testa?”;
  • “Girano a vuoto”.

Gli “anticorpi” contro le forze del cambiamento

Il Burocrate-Politico cerca di mettere in circolo gli anticorpi contro le forze del cambiamento, alimentando una campagna propagandistica agevolata dal controllo, quasi totale, dei mezzi di comunicazione.

L’apparato oligarchico a questo punto non ha altra scelta: rovesciare sui nuovi arrivati la responsabilità dei problemi, con delle invettive di questo tono: “non sono capaci”, “non hanno pazienza”, “non hanno cultura di governo”.

Symmachia e Azione civica sono così costrette a difendersi, con una serie di documenti, di interrogazioni in  Consiglio comunale e ulteriori perplessità che verranno palesate mediante prossimi interventi per mettere in rilievo alcune drammatiche realtà:

  • Enel sole;
  • Piano Regolatore Generale;
  • Allagamento di Contrada Naviccia;
  • Commissariato di Polizia;
  • Contrada Capoci;
  • Mercato Ortofrutticolo.

La reazione non si fa attendere i Burocrati-Politici, minacciati dalle forze del cambiamento, indossano le vesti che gli sono proprie: l’arroganza.

Il Burocrate-Politico più in alto (il Sindaco) si reca in Tv e, con fare supponente, scarica sui dimissionari assessori ogni responsabilità, facendo trapelare la sensazione che le dimissioni sono state da lui vissute con un gran sospiro di sollievo. Adesso – spiega in parole semplici il Sindaco – ci penso io, “vediamo se la Anzalone ha dalla sua tutti i Consiglieri”.

Si da il via a contatti di tutti i tipi, telefonati, ammiccamenti, aperture, faccendieri che fanno ambasciate.

Niente. I consiglieri non cedono.

Cosa fare? A questo punto i Burocrati-Politici sono nel panico. Ma la campagna elettorale per le Europee li distoglie dal problema: devono cercare i voti per il grande burocrate politico brontese.

Catastrofe, una manciata di voti, utili, forse, ad eleggere un Consigliere comunale.

Un Sindaco, un Presidente del consiglio, otto Consiglieri comunali, quattro Assessori ufficiali, e almeno quattro ombra, associazioni, circoli, cooperative partoriscono il topolino di 600 voti circa.

Una domanda sorgono spontanea: il Sindaco e i suoi sodali hanno capito perché malgrado si detenga il potere non si raccoglie il consenso?

No, non lo hanno evidentemente capito.

Tutte le questioni poste da Symmachia vengono derubricate a irresponsabilità e sfascismo.

E’ evidente che questa classe dirigente al potere nega l’evidenza, vive in una dimensione irreale, dove la distanza tra Palazzo e gente è grandissima.

Si arriva al paradosso di pensare di essere bravi amministratori, di aver fatto miracoli, come quello di aver tinto di blu il cielo di Adrano con orribili tensostrutture per propagandate per Palazzetti dello Sport.

Questa classe dirigente tenta di rimuovere l’atmosfera che serpeggia nella città: la rabbia. La rabbia, è un sentimento pericoloso perché, da un lato, certifica il fallimento di una classe dirigente e, dall’altro, se non convogliata bene, potrebbe aprire la strada al ritorno di vecchi soggetti, ormai mandati in pensione dal voto popolare. Ma c’è chi vorrebbe calcare la paura della gente di tornare negli schemi politico-amministrativi del recente passato. Infatti, la paura del ritorno dell’ex Maresciallo viene utilizzata come arma di pressione, ma questa volta il giochetto non funzionerà.

La paura non ci impedirà di schierarci perché questo è un dovere morale,  prima che politico.

Il progetto per Adrano

Symmachia parte da un programma per il governo della città. Non eravamo e non saremo un’accozzaglia di persone, semplicemente perché si proviene da lontano, con un’Associazione che si è impegnata nel territorio e per il territorio ed è riuscita a creare un progetto fatto di uomini e di idee.  Costruire l’alternativa è l’obiettivo primario. Le idee si stanno facendo pian piano strada.

“La conquista del potere politico passa attraverso la presa del potere culturale delle idee”, diceva Antonio Gramsci.

Infatti, se non si è beneficiati di un consenso sui valori e di idee una forza politica può agire solo provvisoriamente.

Da ciò si deve dedurre che l’azione a breve scadenza è destinata al fallimento perché solo un’azione ideale-culturale, profonda e duratura nel tempo può dare buoni risultati.

Nell’organizzare l’opposizione al sistema, le idee devono rivestire il ruolo principale. La battaglia per le idee deve essere prioritaria.

Ma le idee e i progetti non devono restare solo intenzioni, perché questo porterebbe le idee allo stadio di buone intenzioni.

E’ un’impresa di lungo respiro alla quale pochi all’inizio avranno il coraggio di cimentarsi.

Ma se questa “attraversata nel deserto” avrà successo per pochi, alla fine anche i più timorosi e scoraggiati si convinceranno e i Burocrati-Politici avvertiranno il pericolo per la perdita della battaglia.

“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”, dice George Orwell.

Dire che la verità è rivoluzione significa porsi come punto di riferimento, come indica la strada giusta, riprendersi la speranza per un nuovo inizio uscire dalle sabbie mobili del presente è l’idea fissa che ci farà andare avanti.

Pubblicato nell’edizione di maggio del periodico d’informazione Symmachia

 

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