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Attualità - page 3

Depurazione, ‘Adrano tra i Comuni condannati’: denuncia di Symmachia nel 2010

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“C’è anche Adrano tra i Comuni siciliani condannati dalla Corte di Giustizia europea per la mancata depurazione delle acque”.

A darne notizia è l’Associazione culturale Symmachia che, per prima, nel 2010, aveva denunciato il malfunzionamento dei depuratori della zona del Simeto, sottolineando il doppio danno per l’ambiente, con l’inquinamento del fiume, e per le tasche dei cittadini, costretti a pagare bollette salate.

Symmachia si era rivolta all’Europa affinché si facesse luce sul depuratore di Adrano e sul trattamento delle acque – spiegano il presidente di Symmachia Calogero Rapisarda e il coordinatore Antonio Cacioppo – abbiamo saputo che l’Europa ha prima inserito il Comune di Adrano in una procedura d’infrazione scaturita, poi, in una condanna per violazioni alle direttive comunitarie che, per i giudici, sarebbero state perpetrata nel corso degli anni. In particolare, al Comune di Adrano è stata contestata la mancata realizzazione di “reti fognarie idonee a raccogliere e convogliare la totalità delle acque reflue urbane”, violando l’art. 3 della direttiva 91/271.

E’ tempo di chiudere definitivamente con la politica del passato e di aprire una stagione nuova, fatta di passione e impegno vero e concreto per una città che vuole reagire e fermare questo triste declino”.

Symmachia ha studiato le carte pubblicate sul sito web del Governo ed è in possesso della sentenza della Corte di Giustizia europea.

2010. PRIMO REPORTAGE SUI DEPURATORI ADRANO – BIANCAVILLA – LICODIA

2010. INQUINAMENTO DEL SIMETO, SCHIUMA AD ADRANO

2012. LA DENUNCIA SULLE SANZIONI UE

 

In ricordo di Jan Palach : martire dimenticato della libertà

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di Antonio Cacioppo

Il disincanto alimenta la tendenza al nichilismo e all’oblio, malattie endemiche del nostro tempo. Questa “atmosfera” spinge i giovani a diventare miseri, poveri di valori, reietti, schiavi della disperazione alimentata dai loro stessi carnefici, quegli uomini di potere cioè, sostenitori di questa realtà squallida basata sul consumo e il profitto.

La crisi dei valori di questa società, determinata dal generale smarrimento e dalle angosce per un futuro incerto, sta producendo delle risposte “schizofreniche”da parte delle giovani generazioni che cadono nel paradosso di affidarsi a coloro i quali li hanno resi schiavi, a coloro i quali li hanno deprivati di modelli valoriali di riferimento.

L’assenza di modelli e di valori è figlia della mancanza di cultura, di identità, di memoria storica. Il recupero della memoria diventa l’unico vero antidoto affinché si possa sfuggire questo presente fatto “di acque basse e stagnanti”.

La memoria è la chiave di volta per immaginare un futuro diverso, la memoria ci permette di viaggiare nelle viscere del nostro passato, là dove si trova il nostro vissuto, il vissuto di chi ci ha preceduto, il vissuto della nostra identità.

Per chi ha memoria, oggi è il 19 gennaio 2018, lo stesso giorno e lo stesso mese del 1969 muore Jan Palach dopo tre giorni di lucida e straziante agonia per essersi dato fuoco in Piazza San Venceslao al centro di Praga, come gesto estremo di protesta contro l’occupazione del suo paese da parte delle truppe sovietiche.

Il suo martirio divenne simbolo della lotta contro l’oppressione comunista, al suo funerale, malgrado la repressione, parteciparono oltre 600 mila persone, milioni di cecoslovacchi videro nel sacrificio di Jan il simbolo della lotta nazionale per la libertà.

La tomba del giovane studente di filosofia divenne presto meta di pellegrinaggio, suscitando una tale paura che il regime reagì con infamia trafugando i resti mortali del martire. Troppo tardi, ormai Palach si era trasformato in mito, mito pericolosissimo per i tiranni, perché capace, da solo, di scuotere le fondamenta del regime comunista.

Consegnato al mito, Jan diventa immortale, il suo gesto lo trasfigura nell’ultimo eroe europeo, lo rende eterno, capace di trasformare il suo martirio in grido di libertà che trascende il tempo e lo spazio.

Il suo esempio non deve essere dimenticato, ma preso come modello dai giovani, perché sacrificare la propria vita per il più alto dei valori, la libertà, fa comprendere il senso più autentico dell’esistenza di ognuno di noi.

Jan Palach è stato un eroe di altri tempi, cosi straordinario che si fa fatica a credere che sia esistito veramente, il suo grande spirito prometeico di libertà deve essere ricordato per permettere a chi ha il coraggio della memoria, di costruire una identità capace di trasformare questo infame presente.

Dopo appello di Symmachia, l’Asp risponde: “apriremo l’Ospedale”

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“Ancora una volta il nostro impegno di cittadini attivi nel territorio è ripagato: abbiamo appreso, con soddisfazione, che il Direttore generale dell’Asp di Catania ha divulgato una nota con cui fa chiarezza e, sostanzialmente, risponde al nostro appello per l’apertura del nuovo ospedale di Biancavilla”.

E’ il commento dell’Associazione Culturale Symmachia che, da anni, continua a tenere alta l’attenzione sulla struttura sanitaria di Biancavilla, abbandonata per 40 anni e interessata nell’ultimo decennio dai lavori di rifacimento costati – a detta della stessa Asp di Catania – ben 17 milioni di euro, stanziati dal Ministero.

“Le parole di oggi del direttore Giammanco ci lasciano ben sperare, ma noi continueremo ad essere vigili – spiegano il presidente Calogero Rapisarda e Vincenzo Ventura di Symmachia – l’Asp ha fatto chiarezza sui diversi interventi che si stanno attuando e sulle ultime verifiche agli impianti che, ovviamente, non potranno protrarsi all’infinito e auspichiamo che, in tempi rapidi, ogni adempimento possa essere concluso e si possa procedere ad aprire l’Ospedale”.

L’Associazione Symmachia aveva indirizzato la lettera, oltre che all’Asp, anche all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza a cui, in ogni caso, l’Associazione Symmachia, tramite il coordinatore Antonio Cacioppo, chiederà un incontro per illustrare una proposta sui servizi sanitari.

“L’apertura dell’Ospedale di Biancavilla è in testa alle priorità, ma puntiamo ad un rilancio complessivo dell’offerta sanitaria pubblica nel territorio, con il potenziamento del Pta di Adrano, il rafforzamento del 118, la realizzazione nei locali dell’Ospedale di Biancavilla di ambulatori per la prevenzione e lo screening del tumore alla pleura, per via della fluoroedenite, la realizzazione di una pista per l’elisoccorso. Siamo stanchi di vedere impoverito il nostro territorio che, invece, va aiutato a riprendere forza, anche con nuove strutture sanitarie e con il contributo di tutti”.

“Aprite l’Ospedale di Biancavilla”. Nota all’Asp: “pronti a coinvolgere i cittadini”

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“Non c’è più tempo da perdere e dopo 10 anni di attese la pazienza è finita: bisogna aprire al più presto l’Ospedale “Maria SS. Addolorata” di Biancavilla, una struttura in grado di potenziare l’offerta sanitaria pubblica in un territorio di oltre 100 mila utenti”.

Lo scrive l’Associazione Culturale Symmachia che ha inviato una nota alla Direzione generale dell’Asp di Catania per sollecitare un intervento immediato e concreto per rendere fruibile il nuovo padiglione dell’Ospedale, abbandonato per quarant’anni e ristrutturato nell’ultimo decennio.

“Cosa si aspetta ad aprire? C’è il rischio di vanificare gli sforzi compiuti finora dall’Azienda sanitaria – spiegano il presidente Calogero Rapisarda e Vincenzo Ventura dell’Associazione Symmachia – i lavori sono conclusi e la struttura è pronta ad accogliere i sette reparti previsti e il pronto soccorso con impianti già funzionanti, apparecchiature all’avanguardia e macchinari impacchettati che, con il trascorrere del tempo, rischiano di diventare già obsoleti.

Apprezziamo gli sforzi fatti, soprattutto negli ultimi tempi, ma i cittadini meritano risposte concrete sui tempi di apertura dell’Ospedale che, dopo 10 anni di lavori e di risorse pubbliche investite, potrebbe rappresentare un punto di riferimento nel territorio e dare maggiori servizi alla collettività e attirerà nuove professionalità mediche”.

Il presidente di Symmachia ha indirizzato la nota anche all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza e al sindaco di Biancavilla Pippo Glorioso.

In particolare, l’associazione chiederà un incontro all’assessore Razza subito dopo il periodo natalizio a cui verranno illustrate alcune proposte come il potenziamento del Pta di Adrano, del 118 tra Adrano e Biancavilla, ambulatori per la prevenzione, lo screening per i tumori alla pleura per via della fluoroedenite.

“Come abbiamo fatto in passato, con il volantinaggio in piazza, siamo pronti a nuove iniziative e ad una mobilitazione territoriale con il coinvolgimento dei cittadini, perché vogliamo una sanità pubblica efficiente vicina alle esigenze della gente”, conclude Symmachia.

Essere giovani significa accendere speranze e indicare nuovi orizzonti

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di Antonio Cacioppo*

Viviamo in una società allo sbando, con una disoccupazione alle stelle, un’agricoltura in crisi, una sanità che non funziona, un corpo elettorale che diserta in massa le elezioni. Tutto ci crolla addosso e che cosa accade? Si riaccende, come una maledizione ciclica, un vecchio e stantio dibattito: la contrapposizione tra giovani e anziani, tra il nuovo che avanza e il vecchio che non vuole abbandonare il campo. Espressioni come “l’avvenire dei giovani” o “l’avvento al potere dei giovani”, sembrano essere il preambolo al ricambio generazionale, l’unica liturgia accettata è il cambiamento, niente al di fuori del cambiamento, una sorta di angoscia collettiva si è impossessata della gente in messianica attesa della rivoluzione. Risultato di questa crisi compulsiva da giovanilismo? Il “vecchietto” Gentiloni che rottama il rottamatore Renzi; l’anziano D’Alema che impartisce lezioni di politica, torna in campo ed è tra i vincitori del referendum; il “Lazzaro” Berlusconi che a 83 anni rischia di rivincere le prossime elezioni; l’ultra settantenne Grasso che a furor di popolo viene acclamato nuovo leader della sinistra; l’attempato Musumeci che stravince contro il ragazzo Cancelliere. Per non parlare della gerontocrazia internazionale (Trump-Merkel-Putin).
A ben pensare una vera e propria catastrofe per i giovani malati di giovanilismo, per i giovani nati sotto i tentacoli della società dei consumi, giovani disincantati, disillusi, incattiviti, che non sognano una società più giusta ma si accontentano del presente, giovani già cinici, falsi giovani, diversamente giovani, in realtà vecchi dentro con i tratti distintivi degli anziani che dovrebbero sostituire.
Non hanno una visione, un progetto, nessuna utopia, non ne conoscono il significato, se non il loro interesse personale, non hanno le illusioni tipiche della giovinezza.
L ”ideologia del giovanilismo” punta alla retorica della novità, quando una cosa invecchia deve essere sostituita. Si tratta di una metafisica dell’obsolescenza delle merci tipica della società mercantilista.
Il mercato funziona nel momento in cui le merci possono essere sostituite da nuove merci, allo stesso modo i giovani devono sostituire i vecchi. Il parossismo dell’età giovanile ha finito per fare carta straccia del buon senso, la modernità ha prodotto una nuova categoria sociologica: i “giovani”, una nuova “classe” senza coscienza, creata in laboratorio dall’industria del profitto.
Il “nuovo per il nuovo” in simbiosi con il ritmo del mercato, un meccanismo teso all’infinito per inventare sempre il nuovo.
I giovani non sono più una realtà biologica, ma realtà priva di valori e oscenamente priva di speranze.
Li ho sentiti con le mie orecchie, questi giovani, qui in Adrano, urlare di gioia, non – si badi bene – per una vittoria politica foriera di una nuova società più equa e più giusta, ma per l’elezione di un loro rappresentante. E via a fantasticare di “ terze vie”, non oltre il marxismo e il capitalismo, ma più modestamente oltre personaggi locali, per una presunta riscossa generazionale.                                                           
Li ho visti con questi occhi, altri giovani, qui in Adrano, privi dei concetti fondativi della politica (speranze-prospettive-cambiamento-mediazione-ribellione-decisione), affidarsi come clientes a politici di professione sperando in un riscatto per la loro condizione di debolezza. Essi non comprendendo che si lasciano dominare da chi, invece, dovrebbero contestare, per una sorta di Sindrome di Stoccolma.
Tutto ciò lascia sgomenti, le elezioni regionali decretano un cambiamento epocale cioè la vittoria di Musumeci e il primato del Movimento 5 Stelle, la loro parte politica viene letteralmente “ asfaltata” e loro festeggiano perché il loro mentore ce l’ha fatta. Tatticismi, alleanze, strategie, di questo si occupano e sullo sfondo un paese in rovina.
Ma, ne sono testimone grazie al lavoro che svolgo, non tutti i giovani sono così fatti, ce ne sono alcuni che sanno che essere giovani non significa restare ragazzi in eterno, ma significa rifiutare il disincanto, combattere giorno per giorno per i propri valori, essere capaci di contrapporre il mito a questa realtà.
Essere giovani significa non credere ai padri che hanno insegnato loro di non sperare che con la lotta le cose possono cambiare.                      
Essere giovani è come intraprendere un viaggio nel passato tra i vecchi miti che destano la memoria della propria identità e vi è la voglia di restarne fedeli.
Essere giovani significa schierarsi contro la bruttezza dilagante, combattere le tirannidi, non chiedersi mai se una lotta vale la pena di essere intrapresa.
Essere giovani significa essere capaci di indignarsi, significa intraprendere una rivoluzione interiore per poi svegliare le coscienze assopite.
Essere giovani significa essere ribelli nello spirito, significa stare attenti a non guarire dalla propria gioventù.
Essere giovani significa essere guerrieri, capaci di tracciare perimetri, confini ideali, accendere speranze e indicare nuovi orizzonti. 
“La giovinezza è l’irruzione del mito nella vita con la pretesa di realizzarlo…il mito eleva, volge il silenzio in parola e avvolge il mistero in bellezza, vede sotto altra luce, vede con altri occhi.”
(“Alla luce del mito” M. Veneziani)

*Pubblicato su Corriere Etneo – www.corrieretneo.it

Il Monumento dei Caduti non si tocca: a Biancavilla proposta-choc verso il ritiro

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Ha generato una valanga di critiche, la proposta-choc di alcuni consiglieri comunali di Opposizione che hanno proposto lo spostamento del Monumento dei Caduti di piazza Annunziata, a Biancavilla. Indignazione generale e sconcerto espressa soprattutto sui social sui canali d’informazione (Video Star, Yvii Tv e Biancavilla Oggi) a cui è stata indirizzata la mozione che vede come primo firmatario proponente il consigliere di Forza Italia Dino Caporlingua.

Già ieri pomeriggio, l’Associazione Symmachia ha preso una netta posizione contro questa proposta: questo il nostro comunicato integrale: 

“Lo storico Monumento dei Caduti di Biancavilla non si tocca: giù le mani dalla nostra storia e dalle nostre piazze. E’ assurdo che, nel 2017, venga proposto lo spostamento di un monumento che ha sempre caratterizzato piazza Annunziata ed è ancora più incredibile che simili proposte strampalate provengano da esponenti politici e da consiglieri comunali che, invece, dovrebbero chiedere interventi di valorizzazione, laddove i monumenti si trovano, a maggior ragione se frequentati dai più giovani”.

E’ la dura presa di posizione dell’Associazione Culturale Symmachia di Adrano e Biancavilla che condanna con fermezza le proposte di improbabili spostamenti dei beni artistici della città, apparse, in queste ore, su diversi organi di stampa.

Non c’è alcuna motivazione seria e plausibile per spostare oggi un monumento collocato nel 1932 per ricordare le vittime delle guerre – spiega l’Associazione Symmachia – anzi, la collocazione in una piazza centrale e frequentata da giovani dovrebbe servire a tenere alto il ricordo di uomini biancavillesi che hanno dato la vita per l’Italia.

Il Monumento dei Caduti è un bene di tutti e della nostra memoria che non va offesa ma preservata con interventi di manutenzione, con il controllo e la repressione di atti vandalici, con azioni di decoro della piazza dove, proprio pochi mesi fa, sono stati avvelenati persino alcuni alberi. Il problema, quindi, non è del Monumento ma di educazione ai beni pubblici, anche perché non stiamo parlando di un pacco da collocare altrove: come dire, spostiamo l’Altare della Patria perché c’è troppa gente…

Le piazze non devono essere stravolte ad uso e consumo dei tempi e delle mode, a meno che, con questa scusa, non si voglia togliere un ostacolo allo spazio della piazza a vantaggio di chissà chi. Noi non ci crediamo e siamo convinti che i Consiglieri comunali torneranno sui loro passi.

In caso contrario, il Consiglio comunale tutto e l’Amministrazione comunale respingano immediatamente e con forza questo genere di proposte”.

L’INTERVENTO DEL CONSIGLIERE CANTARELLA: “MOZIONE PROPOSTA DA CAPORLINGUA E’ PROVOCATORIA”

Pubblichiamo integralmente il messaggio che ci ha inviato il consigliere Marco Cantarella con cui, proprio ieri, ci siamo confrontati sui social con la stima e il rispetto reciproco che ci ha sempre contraddistinto. 

“La mozione proposta dal collega Caporlingua è nata sicuramente da buoni propositi, che emergono leggendo integralmente la stessa, e in primis per porre l’attenzione sul problema. Fa piacere che ci sia ancora “animo civico” tra i cittadini, (spero che si accenda anche per problematiche ben più consistenti) e sono certo che la proposta sarà rimodulata in una richiesta di interventi in loco atti a salvaguardare il monumento, perseguendo la linea già avviata in questi anni dal gruppo di Fdi (pulizia annuale dei monumenti ai caduti, emendamenti al bilancio per un sistema di videosorveglianza anti-delinquenza, istituzione del regolamento sulla movida biancavillese ecc) e condivisa dall’opposizione.
A proposito del regolamento sulla movida biancavillese, è stata presentata un’interrogazione della quale sono il primo firmatario, proprio sulla sua mancata attuazione, prova che l’attenzione sul problema è sempre viva e concreta.

CONTROREPLICA DI SYMMACHIA: ” BENE I CHIARIMENTI, ADESSO RITIRARE L’ATTO”

Prendiamo atto con piacere della nota del consigliere Marco Cantarella che, per lo meno, ha scelto di metterci la faccia per spiegare i motivi di una proposta che ha suscitato un grande dibattito in città, per un bene storico dal 1932 in piazza Annunziata. Adesso, come Symmachia auspichiamo che, come ha spiegato Cantarella, si possa tornare indietro e chiedere semplicemente degli atti di manutenzione che sono necessari per dare decoro alla piazza e al monumento, ma cogliamo l’occasione pure per chiedere la valorizzazione facendo conoscere ai più giovani il sacrificio di tanti uomini che hanno combattuto nel primo e nel secondo conflitto mondiale e nelle guerre di mezzo.

La parola al popolo (che non ce l’ha)

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di Vincenzo Russo

Non pensiate che le campagne elettorali italiche incarnino solo momenti lubrici. Le loro tortuose dinamiche possono disvelare anche auliche parentesi di consapevolezza democratica ed esaltazione delle virtù popolari. Ove abbiate infatti ben udito, i messaggeri in pectore del centro destra hanno precisato, in occasione delle elezioni siciliane, che sarebbe stato proprio il popolo, in virtù del suo noto codice genetico repubblicano (da un pezzo non più disponibile perché posto a garanzia del nostro debito pubblico in un segreto caveau assieme a quello degli ultracentenari dell’Ogliastra), a censurare nel segreto dell’urna gli ”impresentabili”, rimediando così a quella che deve essere stata una spiacevole distrazione. Oh, perbacco! In fondo a chi non è mai capitato di trovarsi a cena, a sua insaputa, con un boss di cosa nostra?

Come, prego? Qual è allora il ruolo dei partiti visto che dovrebbero proprio selezionare i candidati? Semplice: quello di presentare gli impresentabili, per l’appunto. D’altronde “preferenza non olet”; anche se il risultato politico può essere fetido.

I paladini della dignità popolare paiono proprio ignorare il mesto ammonimento di Einaudi (chi fu costui?), per il quale i cittadini possono facilmente mandare in Parlamento uomini incapaci o corrotti. Sembra proprio che non corriamo più il rischio di ritrovarci governati da inetti e lestofanti (d’altronde quand’è mai avvenuto?) perché il popolo, dall’alto della sua sovranità e nel suo particolare stato di (dis)grazia, saprà certamente discernere il bene dal male. Stavolta, non più Barabba ma Gesù! L’unto dal Signore l’ha sempre saputo. Ed è per ciò che chi gode dell’investitura popolare non può incontrare ostacoli di sorta. Come ci ha spiegato Rousseau (dal cui pensiero attingono, con ampia licenza “profetica”, i neopopulisti), il popolo è libero solo nell’attimo del voto, dopo torna subito schiavo dei suoi stessi eletti. Si capisce che l’ultimo pezzo dell’art. 1 della Costituzione (… che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione) non può che essere un antipatico refuso del processo costituente. E chi pensa di ravvisarvi, invece, l’essenza dello spirito repubblicano è meglio che si faccia vedere da uno bravo.

L’antico discorso sull’activae civitatis è stato perentoriamente rievocato da Tullio De Mauro nel 2004: “… basta dire che si svolgono libere elezioni per essere certi che questo sia un paese democratico? Ma come la mettiamo se questo sistema è esercitato in condizioni di analfabetismo diffuso, di diffusa incapacità di valutare i programmi?”. E’ noto (a chi?) il drammatico dato Ocse sugli analfabeti funzionali del nostro paese. Ben sette italiani su dieci hanno gravi difficoltà nella comprensione dei testi. Cinque milioni di persone non riescono proprio a leggere. Si capisce come quelle degli italiani siano, mediamente, opinioni preconfezionate o concetti grezzi presi in prestito da  maître à penser de’ noantri.

A tale desolante scenario va aggiunta la nostra secolare debolezza morale che consente il perpetuarsi del refrain autoassolutorio “così fan tutti”, e che porta a considerare il consenso popolare come un lavacro utile, persino, a compensare gli effetti di qualche condanna penale definitiva. Se poi il soggetto è anche scaltro e capace di raccontare barzellette surreali può ben ambire alla beatificazione in vita.

E’ evidente quanto questo monolite immaginifico, chiamato Popolo, sia incapace di scorgere quel bene che si ostina a voler ricercare, perché obnubilato da una complessità che il mondo non ha mai conosciuto, oltre che da una indegna mistificazione della realtà. Se a ciò sommiamo i nostri gap strutturali e la pressione migratoria cui siamo esposti, è facile capire come l’Italia si possa considerare il candidato ideale per ospitare la tempesta perfetta del populismo.

La tempesta, in effetti, ha generato non uno ma ben tre populismi, facendo di quello italiano un vero e proprio caso scolastico. Il telepopulismo berlusconiano ante litteram, per imbonitori d’annata, e a completamento della ricca offerta nostrana, il grillismo con la sua web “criptocracy” (non che gli altri scherzino; l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione continua a restare una chimera), e il renzismo rottamatore di élite stantie. Senza contare il “parlare alla pancia” degli italiani di Salvini (in onore del quale non è stato ancora coniato il relativo eponimo, forse perché cacofonico) che con un linguaggio rozzo, primordiale, è in grado di evocare efficacemente scenari esiziali. Dall’Europa matrigna all’invasione dello straniero. Perché se qualcuno ha difficoltà a dar voce alle sue emozioni, visto che gli mancano persino le parole per dare un nome ai propri sentimenti, è chiaro che devi rivolgerti alla sua “pancia”, dove ristagnano gli istinti più malsani.

Se queste sono le condizioni strutturali, per quanto tempo ancora il “mercato” italiano della democrazia, fatto di una domanda sempre più disattesa dall’offerta politica e tempestato di “asimmetrie conoscitive”, potrà funzionare e reggersi solo sul rito messianico e purificatore delle elezioni quando, peraltro, il partito più rappresentativo è quello del non voto? Anche se la risposta può non essere scontata (in fondo, per i partiti meno elettori significano meno bocche da sfamare), questo stato di cose rappresenta di certo il peggio dell’ideale democratico, e i rimedi paventati sono peggiori dei mali che si vogliono curare.

Allora, come usciamo da questa lunga e fredda notte populista? In assenza di poteri divinatori, non ci resta che auspicare un cambio di rotta da parte di chi è impegnato nell’infimo tentativo di trasformare gli italiani in un popolo d’imbarbariti sociali pronti a tutto, anche a un insano e caustico bagno di oclocrazia. Che i partiti (o quel che di loro rimane, per voce della parte più degna delle loro classi dirigenti) e le istituzioni tutte si facciano carico della, oramai prescritta, funzione pedagogico-politica, e si tramutino in portatori sani del “disagio del pensiero” restituendo ai cittadini la dignità civile perduta. Il perpetuarsi dell’effimero scontro politico di superfice retto dall’antico inganno di irretire il popolo continuando a dirgli che è onnipotente, e che l’Europa e i famelici mercati attentano alla sua sovranità, non potrà che condurre al baratro. E’ già avvenuto nell’estate del 2011!

https://lavocedellidiota.wordpress.com

Randagismo ad Adrano, un problema sottovalutato dall’amministrazione.

in Attualità/Blog/Calogero Rapisarda di

di Calogero Rapisarda


Ho avuto il dispiacere di leggere su 
TVA il racconto di un uomo che in zona San Filippo è riuscito ad evitare l’assalto da parte di un branco di cani randagi grazie ad un passaggio. In verità, nei giorni scorsi, anche a noi sono pervenute diverse segnalazioni, alcune provenienti da mamme terrorizzate, residenti in zona cappuccini, che ogni mattina sono costrette ad accompagnare i propri figli in auto per evitare eventuali attacchi da parte di un numeroso branco di cani (vedi foto). Altre segnalazioni ci sono giunte invece da parte di alcuni ragazzi che, in zona Corso Sicilia, durante le passeggiate con i loro cani sono spesso costretti alla fuga o a rifugiarsi nelle attività commerciali.

Purtroppo mi sembra che il problema sia stato ampiamente sottovalutato da questa amministrazione. E’ vero che le risorse economiche sono poche, ma cosa c’è di più importante della salute dei cittadini? I cani randagi, infatti, oltre a poter attaccare i passanti, possono essere la causa dell’aumento di incidenti stradali, della trasmissione di malattie verso la fauna locale ma anche verso l’uomo, come la rabbia o leishmaniosi. Tutto ciò costituisce un pericolo anche per i cani stessi che sono costretti a vivere in maniera pietosa, oltre ad essere spesse volte soggetti ad avvelenamenti da parte di gente che agisce facendosi guidare dalla rabbia che però, certamente, non giustifica tali vili gesti.
 
Considerato tutto questo e consci che le principali cause del randagismo sono due: abbandono di cucciolate indesiderate e riproduzione non controllata dei cani vaganti. Non sarebbe il caso di adottare misure più idonee per la risoluzione del problema?
 
Ecco un elenco di proposte utili alla causa:
 
  •  Campagna di iscrizione all’anagrafe canina e dotazione di microchip per i cani padronali;
  • Incentivare economicamente le sterilizzazioni per evitare cucciolate indesiderate;
  •  Sterilizzazione e iscrizione all’anagrafe di tutti i cani randagi;
  • Localizzare tra gli immobili o terreni di proprietà comunale luoghi adatti alla realizzazione di microcanili da poter dare in gestione a volontari animalisti;
  • Aumentare la collaborazione con le stesse associazioni di settore promuovendo corsi all’interno delle scuole (asili, elementari e superiori) sulla corretta gestione degli animali affettivi e promuovendo anche giornate di adozione di cani in piazza;
  • Incentivare l’adozione fornendo una basica assistenza veterinaria per il primo anno;
  • Istituire un servizio di recupero cani vaganti e soccorso cani feriti tempestivo;
  • Creazione di un area apposita sul website del Comune di Adrano con un photo book degli animali ritrovati, per permettere sia il riconoscimento da parte degli eventuali padroni e sia l’adozione da parte di chi ne sia interessato.
A questo punto chiediamo al Sindaco Ferrante e all’assessore al ramo Calambrogio, quante e quali di queste misure sono state finora adottate? Quali si ha intenzione di adottare in futuro?
Auspichiamo una loro risposta oltre che un intervento serio che possa mettere al riparo da qualsiasi conseguenza sia i cittadini che gli stessi animali.

La maestra Mela e la sua lezione di vita

in Attualità di

“Da una tragedia, rinasce la vita”, ha scritto sui social una collega di Mela Politi, l’insegnante di Adrano morta a 61 anni, giovedì pomeriggio, all’ospedale “Cannizzaro” di Catania, dopo essere entrata in coma irreversibile, in seguito ad una emorragia cerebrale.

Una storia che ha toccato il cuore di molti, soprattutto di coloro che hanno avuto modo di apprezzare la gentilezza d’animo della maestra Politi e di sperimentare la sua generosità che l’ha contraddistinta fino alla fine: Carmela Politi sarà sempre ricordata tra i primi donatori di organi della città di Adrano. Un gesto d’amore che contribuirà a far rinascere la speranza in coloro che aspettano un trapianto.

I suoi reni e il suo fegato sono stati espiantati dall’equipe medica del “Cannizzaro” e dell’Ismett di Palermo: la maestra Politi è la decima donatrice di organi all’ospedale catanese, nell’ultimo anno. Ciò è stato possibile grazie alla sensibilità e al consenso espresso dalla sorella, Maria Grazia, e dai familiari. Sono stati loro, in un momento di grande dolore, a rispettare una scelta che Mela Politi, in vita, aveva valutato e comunicato anche a qualche collega. Insomma, un testamento d’amore, una lezione di vita per tutti. A cominciare dai più piccoli, dai suoi amati alunni della Terza D e della Terza E del Primo circolo didattico “Sante Giuffrida”, dove ha insegnato sino a pochi giorni fa. Fino a quando un malore improvviso non l’ha sottratta all’affetto dei suoi cari e di chi la conosceva.

Una persona semplice e umile, particolarmente legata alla famiglia e ai suoi nipoti, Renata e Nicolò, un’educatrice amata e apprezzata dagli alunni e dai genitori, per i suoi modi sempre garbati e premurosi.

Sono parole sincere, quelle che utilizziamo per ricordare Mela Politi, perché sono diversi gli episodi che legano anche l’associazione Symmachia alla sua persona, momenti vissuti che affiorano alla mente. Come non ricordare, le parole d’affetto che rivolgeva ai più giovani di Symmachia durante le fasi di stampa del giornale che, in pratica, avveniva a casa sua, in un locale generosamente messo a disposizione dalla famiglia Lucifora. Se scorgeva il rumore della stampante, non faceva mancare mai il suo saluto e il suo sorriso. Quel sorriso che custodiremo per sempre.

 

Ai familiari il cordoglio di Symmachia. 

Adrano nell’occhio del ciclone di Striscia la Notizia.

in Antonio Cacioppo/Attualità/Blog/Generale di

“Cominceremo a morire il giorno in cui resteremo silenziosi di fronte alle cose che contano.”
(Martin Luther King)

di Antonio Cacioppo

L’ipocrisia è la costante scritta nel dna della maggior parte dei politici di Adrano. Non si scoprono mai, giocano di rimessa, rispondono solo se chiamati in causa, prima guardano, poi fiutano l’aria e si comportano di conseguenza, si credono furbi… politici appunto.

Si acquattano per sfruttare a loro vantaggio ogni situazione, perché sono convinti che la gente non sia capace di capire le loro strategie, infatti per loro le persone non sono niente, sono poca cosa, ecco perché i politici ostentano prepotenza verso i cittadini, salvo poi trasformarsi in servi di fronte ai potenti.

Ma andiamo ai fatti.

Ad Adrano appaiono carte da morto per una persona che morta non è. Reazione? Nessuna. Silenzio per 24 ore, 48 ore, fino a quando non arriva in paese Striscia la Notizia.

Contemporaneamente i giovani di Adrano si mobilitano sui social in maniera spontanea, organizzano riunioni (dentro cui in maniera maldestra cercano di “imbucarsi” alcuni politici, senza riuscirci).

Il vuoto e il silenzio iniziale viene colmato paradossalmente da una trasmissione televisiva e, soprattutto dal moto sincero dei ragazzi adraniti che organizzano una manifestazione su cui molti avrebbero voluto mettere il cappello.

A quel punto ai politici sornioni, che comprendono di non avere più scampo, scatta in loro, inesorabile, il riflesso condizionato dell’ipocrisia trasbordante, e giù un’orgia di dichiarazioni, di comunicati stampa, interviste:

-hanno leso l’onorabilità  della città ;

-hanno fatto passare un messaggio sbagliato;

-fuoco e fiamme contro la Petyx;

Come se il problema non fossero i manifesti e il loro messaggio inquietante, ma Striscia la Notizia. La classica operazione ipocrita di chi vuol distogliere l’attenzione da un fatto gravissimo per addossare la colpa ad altri.

Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito.”

Si badi bene tutta l’orgia della indignazione “pelosa” si è avuta soltanto e solo dopo che gli avvenimenti li hanno travolti, soltanto dopo che Striscia la Notizia è venuta ad Adrano e soltanto dopo che i social hanno prodotto una vera e propria rivolta morale. Solo a questo punto, come per magia, diventano tutti portatori di valori di legalità, si riempiono la bocca con dichiarazioni di antimafia.

Antimafia? Ma di quale antimafia stiamo parlando?

-Forse l’antimafia di coloro i quali non fanno politica ma vivono di politica?

-Forse l’antimafia di coloro i quali hanno avuto vantaggi personali, familiari, amicali, dalla politica?

-Forse l’antimafia di coloro i quali si riempiono la bocca di ETICITA’ e nel frattempo hanno fatto e fanno carriera professionale con la politica?

-Forse l’antimafia di coloro i quali praticano il clientelismo come un modo normale di comportamento politico?

-Forse l’antimafia di coloro i quali sono disposti a vendere i loro compagni di squadra e la loro dignità morale pur di arrivare alla poltrona?

Davanti a noi un quadro deprimente a causa di una progressiva discesa verso l’abisso della perdita dei valori, un quadro che ci può costringere ad assuefarci con apatica rassegnazione.

Poi all’improvviso arrivano scintille di speranza.
Dopo le false indignazioni, arrivano quelle vere. Dopo le false condanne, arrivano quelle vere.

Giovani, badate bene, quelli autentici, si rivoltano:

-Contro la rozzezza e la mancanza di cura, attenzione, sensibilità  verso gli altri;

-Contro l’inadeguatezza di chi governa non avendo come fine il bene comune;

-Contro la noia, la superficialità , l’incapacità  di ragionare e capire le cose;

-Contro il servilismo;

-Contro la criminalità e la paura che ne deriva;

– Contro l’indifferenza che porta ad un angosciante nichilismo che determina la perdita della generosità, della libertà, del rispetto per il prossimo.

Giovani che si esprimono con giudizi taglienti, con capacità  d’analisi, con trovate creative tipiche della loro età  e smascherano il gioco di certi politici, smontano il giocattolo della loro ipocrisia, reagiscono, discutono, agiscono.

Loro sì che sono i portatori della legalità, dei valori più autentici dell’antimafia.
Non ci resta che alzare la testa e scrutare l’orizzonte per seguire queste scie luminose che prima o poi riusciranno a farci lasciare alle spalle questo squallore.

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