Il Capodanno 2016 è Checco Zalone. Un’uscita col botto, quella di “Quo vado?”, il quarto film dell’attore comico pugliese, prodotto da Pietro Valsecchi per Medusa, con la regia di Gennaro Nunziante.
Al botteghino tutto esaurito, nelle 1200 sale cinematografiche che, da ieri, 1° gennaio, diffondono la pellicola che ridimensionerà certamente il successo di “Star Wars” e, inevitabilmente, spazzerà via i “cine-panettoni” dal solito Boldi (“Matrimonio al Sud”) al pessimo-pessimo De Sica (“Vacanze ai Caraibi”), passando per il ritrovato e simpatico Pieraccioni (“Il Professor Cenerentolo”) e la comicità di Lillo e Greg (“Natale con il boss”) . Tra i cinema “sold out” anche il “The Space” di Etnapolis: venti proiezioni, dal pomeriggio alla tarda serata, che hanno registrato in gran parte il tutto esaurito. E già diverse sono le prenotazioni di posti per gli spettacoli in programma in questo week-end.
“Quo Vado?” porta alla ribalta l’attualità italiana, con chiari riferimenti alle cosiddette riforme: dal taglio delle Province che, come si vedrà anche nel film, non produrrà gli effetti desiderati, la trasformazione del Senato e il tramonto dell’agognato posto fisso, visto come un miraggio, comodo porto prima della pensione, con tutele-privilegi, stipendi (e la tredicesima) garantiti. Parla dell’Italia, dei suoi vizi e dei suoi vezzi, pur mostrandola poco rispetto ai precedenti film. Vizi e vezzi che trovano la culla perfetta nella Prima Repubblica di cui Zalone sembra avere una forte nostalgia. Si scontrano, infatti, certezza e incertezza. La certezza degli anni Sessanta-Settanta quando la Democrazia Cristiana ingrossava gli Uffici statali, alleviando la disoccupazione, ma, al contempo, alimentando il debito pubblico; l’incertezza del futuro, fatto di ricerca continua e disperata di idee e soluzioni per rimanere sul mercato del lavoro. Non a caso, il leit motiv è senz’altro: guai a perdere il posto fisso, un pensiero inculcato dai genitori e dal “saggio” senatore Binetto (Lino Banfi).
Checco Zalone ne vedrà delle belle, non si accontenterà delle briciole di una spietata burocrate dello Stato. Non demorde: accetterà gli incarichi più strampalati e girerà i luoghi più sperduti del mondo, toccando persino il Polo Nord, pur di difendere il suo “posto” con annessi e connessi. E’ in Norvegia che troverà l’amore, quell’amore che farà sciogliere l’uomo rude che è Zalone.
Involontariamente, Checco Zalone finirà per sdoganare l’italianità, “mafia, pizza e maccheroni”, facendo semplicemente l’Italiano, con uno spiccato senso di solidarietà nei confronti delle popolazioni africane che lo accoglieranno alla fine, quasi, di un naturale “processo di conversione”.
Con il suo nuovo film, studiato in due anni, Checco Zalone-Luca Medici sfida se stesso: il record di 51 milioni di euro del suo “Sole a catinelle” sembra invalicabile: è stato il film campione di incassi di sempre in Italia, superando “La vita è bella” di Benigni. Mai dire mai. Del resto, la sua canzone “La Prima Repubblica”, dai ritmi tipici del Molleggiato, è terza nei passaggi radiofonici, dopo Steve Wonder e Justin Bieber.