Dalla farsa della sfiducia per le telecamere allo stipendificio del Consiglio Comunale

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La polemica sulle mancate riprese televisive del Consiglio Comunale ha raggiunto un livello tragicomico, direi persino ridicolo. Adrano vive un periodo di depressione economica e sociale senza precedenti, l’amministrazione comunale perde milioni di finanziamenti e i consiglieri comunali si agitano solo quando viene loro sottratta la telecamera che secondo i dirigenti del Comune – in linea con la raccomandazione della Corte dei Conti – sarebbe una spesa “superflua”.  Qualche timida protesta da parte dei consiglieri l’avremmo potuta anche accettare, ma adesso la misura è davvero colma.

L’opposizione è arrivata a proporre una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco che sa tanto di una messa in scena umiliante e insopportabile per tutti noi. Innanzitutto perché non avrebbe come effetto la rimozione del sindaco, in quanto la legge stabilisce che ciò può avvenire solo dopo che siano trascorsi almeno due anni dalla sua elezione. Peraltro la sfiducia non avrebbe nemmeno una valenza politica, come invece i promotori hanno provato a dire: dall’inizio del mandato tutti sono a conoscenza della coabitazione del Sindaco e della maggioranza consiliare che appartengono a due schieramenti opposti. L’approvazione della mozione, quindi, non dimostrerebbe alcunché, se non la semplice ratifica di una precisa volontà popolare.

Dobbiamo ammettere peraltro di avere serie difficoltà a credere che i consiglieri sarebbero pronti a proporre e votare una vera e propria mozione di sfiducia. Quella  infatti produrrebbe non solo la cessazione del sindaco dalla sua carica ma anche lo scioglimento del consiglio comunale. Questo significherebbe niente più poltrone, niente più gettoni di presenza e non pensiamo che la maggior parte di loro sia disposta a rinunciarci. Già, perché mentre i consiglieri giustificano le loro proteste sul taglio delle telecamere utilizzando la retorica del bavaglio e del difetto di trasparenza a danno dei cittadini, dall’altro lato intascano denaro pubblico senza mai porsi il problema di rendere noto il lavoro che svolgono nelle innumerevoli commissioni da loro gestite e convocate.

Così, se per le dilaniate casse del Comune i conti non tornano mai, per le tasche dei consiglieri il problema nemmeno si pone: le normative vigenti prevedono un gettone di circa 30 euro per ogni riunione di Consiglio o di Commissione consiliare. Riunioni che vengono convocate da alcuni consiglieri con una frequenza allarmante, senza che queste risultino risolutive dei problemi dei cittadini. Basti pensare che a Febbraio – un mese di 28 giorni – c’è chi (sia tra i consiglieri di opposizione sia tra quelli dello schieramento del sindaco) ha partecipato fino a 27 commissioni, facendone anche più di una al giorno se consideriamo le domeniche. Commissioni che sono servite a garantirsi uno stipendio che sfiora i 1000 euro, per quello che dovrebbe essere un servizio alla comunità e non un’attività lavorativa.

Forse, allora, invece di riempirsi la bocca con inutili paroloni, invece di ergersi a paladini della trasparenza amministrativa, non sarebbe il caso che i consiglieri si autotassassero per pagare non solo il servizio di riprese televisive per il consiglio comunale, ma anche un sistema di diretta streaming per le singole commissioni? Questo probabilmente rappresenterebbe un gesto di solidarietà nei confronti dei sempre più oppressi contribuenti e offrirebbe loro la reale possibilità di partecipare attivamente alla vita pubblica di Adrano. Solo così infatti i cittadini potranno realmente verificare il lavoro svolto dai rappresentati eletti, constatando l’utilità (o presunta tale) di queste commissioni.

Altrimenti dovremmo pensare che è solo una questione di “soldi-soldi-soldi” – per dirla alla Mahmood.