di Calogero Rapisarda
Lo sappiamo tutti: Adrano versa in una situazione drammatica. Viviamo in una città in cui ancora è ben radicata la criminalità organizzata e la mentalità mafiosa. Per accorgersene non è necessario leggere le tante pagine di giornale – l’ultima, quella di ieri, sui necrologi del presunto neo-collaboratore di giustizia – ma basta semplicemente prendere coscienza di come noi cittadini siamo costretti a vivere: in silenzio, a testa bassa, speranzosi che i prossimi a cui verrà domandato il pizzo o rubato lo scooter, la macchina, la merce in negozio, non siamo noi. E forse tutto questo un po’ ci consola, almeno abbiamo un argomento che ci accomuna di cui parlare, anche se a bassa voce, perché non conviene farsi notare.
Un atteggiamento che può risultare pressoché comprensibile solo se si ha contezza della solitudine a cui è costretto il cittadino per colpa della latitanza dello Stato e soprattutto della politica. Tutte le parti politiche, infatti, che di solito sbraitano e litigano per ottenere spazio, per dire la propria, per mettersi in mostra, per difendere posizioni archetipiche, per accusare (meglio se su Facebook) questa o quella parte, per dare sentenze, per guadagnarsi qualche consenso apparente mettendoci il cappello… ad ogni episodio criminale fanno silenzio. Un silenzio assordante che sa tanto di connivenza, perché poi a quelle persone bisognerà pure chiedere il voto. L’importante è promettere il cambiamento. Cambiamento che non avverrà mai finché chiunque abbia la voglia e l’ambizione di amministrare Adrano non prenda una posizione netta, decisa, di chiusura e soprattutto di reazione.
Perché di questo abbiamo bisogno: di una classe dirigente vera e autentica, che non venga meno al proprio ruolo per interesse o perché pavida. Va data una risposta non solo in termini di forza, ma soprattutto in termini di creazione delle alternative al sistema clientelare-mafioso, e per tutto questo – anche e soprattutto per questo – è la politica che deve indicare la strada!