La lettera di Liliana Segre agli studenti di Biancavilla

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Symmachia propone la lettera integrale della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alle atrocità nazifasciste, indirizzata agli studenti dell’Istituto Tecnico Tecnologico “Rapisardi” di Biancavilla, in occasione dell’intitolazione dell’Aula Docenti dell’ex Industriale in cui concluse la sua carriera di insegnante (1974-1978) il professore biancavillese Gerardo Sangiorgio che non aderì alla Repubblica di Salò e, per questo, vi fu internato nei campi di concentramento. 

 

Care ragazzi e cari ragazzi, signore e signori,

un caro saluto a voi tutti che vi accingete a commemorare il Giorno della Memoria, in concomitanza per altro con la dedica dell’Aula insegnati del vostro Istituto ad una figura eminente dell’antifascismo del vostro Territorio. Gerardo Sangiorgio seppe infatti resistere al ricatto di aderire alla pseudo-repubblica di Salò, covo di nazifascisti e antisemiti, pagando di persona con l’internamento nei campi di concentramento hitleriani, ma al ritorno passò la sua vita nell’insegnamento e coltivando la memoria a favore di intere generazioni di giovani.

Si è appena concluso il 2018, anno in cui ricorreva l’ottantesimo anniversario delle leggi razziste promosse dal regime fascista di Mussolini, con la complicità della monarchia sabauda.

Bisogna sempre aver presente, quando si ragiona di una legislazione razzista, che essa viene da lontano. Una legge razzista presuppone sempre un ambiente razzista. Presuppone cioè un regime violento e repressivo, ma anche lo svilupparsi di un senso comune alienato che porta ad accettare provvedimenti in altri contesti inconcepibili. Anche le ‘persone normali’ sono responsabili delle leggi razziste, perché sono responsabili di quei comportamenti asociali, discriminatori, offensivi, di quella connivenza e indifferenza rispetto alla violenza, che formano il brodo di coltura delle peggiori dittature.

Ricordo ancora quando nel 1938 ascoltai per radio la notizia della promulgazione delle leggi razziali o meglio razziste. Allora persino negli ambienti della comunità ebraica non si capì subito che cosa stesse accadendo e men che meno che cosa sarebbe successo di lì a pochi anni. Per me fu comunque un trauma realizzare che ero stata “espulsa” dalla scuola. Perché? Che cosa avevo fatto? Mi fu spiegato che “si trattava di una legge che aveva stabilito che tutti gli ebrei dovessero essere ‘espulsi’ dalla scuola e da molte altre attività”. Ma che sistema è quello in cui una “legge” può stabilire una cosa del genere?

Da allora la caduta fu verticale. Dopo le leggi razziali e l’immondo Manifesto della razza sempre del 1938 fu una ininterrotta caduta agli inferi, fino al fondo toccato con la sedicente “repubblica sociale” di Salò, quando i repubblichini, per compiacere i tedeschi, arrivarono addirittura ad inasprire le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei.

Per questo ho deciso di sfruttare l’occasione inaspettata della nomina a senatrice a vita per rilanciare una missione che mi ero data da anni: farmi “testimone” diretta della tragedia della Shoah. Certamente questo non basta. Soprattutto per quando testimoni diretti non ve ne saranno più, è tanto più necessario che noi tutti ci si senta investiti del dovere di diffondere cultura, informazione, coscienza civile. Solo un sapere condiviso e critico mette infatti nelle condizioni di evitare la ricaduta in certi errori ed orrori. E proprio in quanto apre la mente al valore autentico di termini come “tolleranza”, “accoglienza”, “interculturalità”, “solidarietà” ecc. Tanto più che oggi in Europa siamo costretti ad assistere a sempre nuovi episodi di antisemitismo, di razzismo, di xenofobia.

A tutto questo bisogna reagire, senza mai abbassare la guardia. Reagire certo con la denuncia, ma appunto anche con la cultura e lo studio. Essi costituiscono infatti, oggi e sempre, l’estremo antemurale contro coloro che hanno la forza ma non la ragione.

Liliana Segre