di Antonio Cacioppo
Il diritto al voto è una delle conquiste più importanti della nostra storia, l’esercizio del voto è un dovere morale sancito dalla Costituzione. In una comunità come la nostra, lo spessore della democrazia si misura sul senso di appartenenza a delle idee e alla fiducia nei riguardi di alcune persone, il tutto poi dovrebbe tradursi in partecipazione, in voto.
Quindi il voto è un dovere morale, ma non è un dovere assoluto. Prendiamo come esempio il sistema elettorale per l’elezione del sindaco e poniamo il caso che al ballottaggio arrivino due candidati di cui non si condivide niente, come ci si dovrebbe comportare? Qualcuno potrebbe invitare a votare il “meno peggio“, ma lo abbiamo già fatto nel 2013 con risultati catastrofici, quindi la soluzione più coerente, a nostro avviso, è astenersi.
La “sacralità” del voto ha avuto un senso in una fase storica di riconquista della libertà, ma ora non andare a votare diventa un principio morale, quando l’offerta politica a disposizione non ti aggrada. Chi vuole testimoniare il primato della politica sugli interessi economici ha tutto il diritto di astenersi, anche per non essere complice.
Per noi, sottolineo per noi, andare a votare significherebbe ferire Adrano, significherebbe perdere la memoria di sé, diventare stranieri in patria, nemici di se stessi.
Qualcuno deve avere il compito di ridestare la memoria, di testimoniare il fatto che ci sono principi non negoziabili. Inoltre la partecipazione alla vita politica si può fare anche fuori dalle istituzioni. Quindi è giusto e sacrosanto astenersi quando pensi che niente e nessuno potrebbe rappresentarti perché lontani mille miglia dall’idea che noi abbiamo di Politica:
- Per noi la politica è passione autentica e tensione etica, senso di giustizia;
- Per noi la politica è la convinzione che le cose possono cambiare in meglio;
- Per noi la politica è convincere all’azione;
- Per noi la politica è la più alta tra le attività umane, intesa come servizio per la propria comunità;
- Per noi la politica è rialzarsi dopo la sconfitta e non arrendersi mai alla disperazione;
- Per noi la politica è la capacità di testimoniare valori e tramandarli ad un’altra generazione;
- Per noi la politica è la consapevolezza e la volontà di far prevalere l’interesse generale agli appetiti personali, l’onestà alla disonestà, la competenza ai privilegi;
Conseguentemente sul piano strettamente etico questo ci obbliga a non poter votare:
- per chi ha fatto del trasformismo politico il suo stile di vita;
- per chi vuol fare la vittima dopo aver vittimizzato gli altri;
- per chi fa della intimidazione il proprio marchio di fabbrica;
- per chi fa fare la gara ai suoi amici a chi è più servo;
- per chi ha un posto di lavoro grazie alla politica;
- per chi ha la fissa del P.R.G. e dei piani di lottizzazione;
- per chi promette posti di lavoro o favori;
- per chi ha aderito a tutti i partiti politici dopo averli disprezzati;
- per chi fa politica perché affarista;
- per chi poi ci costringerà ad esclamare: “Adrano ha la classe politica che si merita”;
- per chi si circonda di adulatori;
- per chi è forte con i deboli e codino con i potenti;
- per chi ha fatto la sceneggiata facendo finta di litigare per poi ricongiungersi per aggrapparsi al potere;
- Per chi “mai con Aldo”-“mai con Angelo”, per poi ringoiarsi tutto, come se la parola data non avesse alcun significato.
Qualcuno può negare che questo non sia lo specchio fedele di buona parte della politica adranita? Qualcuno può negare che in questa città esistano uomini che hanno fatto della politica mercimonio ed altri il loro mestiere?
Politici portatori di interessi personali che si ostinano a fare gli ecumenici, sempre a parole, pronti per gli altri, sempre a favore del territorio, ma in realtà, sono più semplicemente, ladri di democrazia, predoni degli ultimi, strumentalizzatori di chi ha bisogno.
Malgrado questo hanno la faccia tosta di riproporsi sempre, ab aeternum, in maniera compulsiva, alcuni anche a distanza di 30 anni.
Assoluto rispetto per chi andrà a votare, ma si chiede altrettanto rispetto per chi deciderà di non andare, specie quando questa decisione viene resa pubblica ed è espressione di chi ha fatto dell’impegno civico la propria bandiera.