Pasqua Biancavilla, alla ricerca di un nuovo ordine e di maggiore omogeneità

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di Dino Laudani

Negli ultimi venti anni la Pasqua biancavillese ha subito diverse metamorfosi, per gran parte positive, e che l’hanno rilanciata dopo un lungo letargo: oggi – tuttavia – si rende necessario un nuovo ordine e maggiore omogeneità.
In effetti, fino a fine anni ’90 del secolo scorso, le confraternite cittadine (per chi non lo ricordasse quelle: del SS. Sacramento, dell’Annunziata, del Rosario, dei Bianchi, della Mercede, di S. Antonio e di S. Giuseppe) pur garantendo la continuità e la partecipazione alle funzioni religiose, avevano da tempo perso la pratica di vestire l’abito tradizionale. Alle processioni si partecipava con abiti laici e con l’abitino (il cd. medaglione) sul petto di ogni confrate.
Alle soglie del secondo millennio, la sensibilità mostrata da alcuni confrati (in particolare della confraternita dei Bianchi, a cui presto si unirono quelli del Rosario e della Mercede), consentì il ritorno all’abito tradizionale. Per la prima volta, infatti, fu possibile rivedere i confrati con sacco, berretto, mozzetta e cingolo colorati.
La bontà dell’intuizione fu colta anche dall’amministrazione comunale del tempo che, non si fece scappare l’occasione, e fornì ad ogni confraternita un congruo numero di abiti tradizionali da fare indossare ai propri confrati in occasione delle processioni pasquali.
Il ripristino del vestiario segna senza dubbio una importante inversione di tendenza che ha certamente influito sugli anni futuri e in particolare su quanto accaduto nel 2004; anno in cui, per la prima volta, aderivano ad una confraternita (nello specifico a quella del Rosario) circa venti giovani con il preciso scopo di riportare a spalla il simulacro del Cristo alla Colonna durante la processione serale del Venerdì Santo.
Il ritorno a spalla del Cristo alla Colonna e la presenza di giovani in una confraternita cittadina fu di tale impatto che in concomitanza alla notizia della formazione del gruppo del Rosario, si costituì un altro gruppo, in chiesa Madre, di supporto alla confraternita del SS. Sacramento, il quale scelse di riportare a spalla la Torcia lignea ed in seguito anche il Cristo Morto.
Le ripercussioni di queste novità furono tali che già dal 2005 tornarono a spalla il simulacro dell’Ecce Homo – grazie al gruppo giovani confrati dell’Annunziata – seguito nel 2006 dal Cristo con la Croce, con il gruppo dei giovani confrati della Mercede.
Via via anche le altre confraternite – grazie ad una sana emulazione – hanno aperto ai giovani: così nel 2009 è stata la volta di San Giuseppe sino ad arrivare nel 2010, anno in cui è stata fondata una nuova confraternita, quella del Crocifisso Risorto con sede nella chiesa dell’Idria.
Altri eventi e novità hanno segnato questi anni, tra cui la formazione di alcune associazioni religiose che per certi versi sono entrate in contatto con le antiche confraternite: innanzitutto il Circolo San Placido, composto – almeno in origine – dai giovani non ammessi dalla confraternita del SS. Sacramento ed, in ultimo (2017), l’associazione Ecce Homo, nata presso la parrocchia Annunziata a seguito di un lungo tira e molla con la confraternita, dimostratasi incapace di aprirsi ad un vero ricambio generazionale.
In proposito vale fare una precisazione che – preciso sin d’ora – non vuole essere polemica.
La nascita del Circolo San Placido è legata al culto del nostro Patrono. Gli stessi membri, tuttavia, hanno da sempre offerto la propria disponibilità, in occasione delle processioni pasquali, a favore della confraternita del SS. Sacramento per portare il simulacro del Cristo Morto e la Torcia, vestendo per l’occasione le insegne della confraternita.
Ciò non è successo in occasione dell’ultima Pasqua, in “casa Annunziata”, dove i membri della nuova associazione, hanno portato in processione il simulacro dell’Ecce Homo, con un abito “proprio”, privando di fatto la confraternita del ruolo che ha esercitato sin dalla sua fondazione nel lontano 1656. Sia ben inteso! Nessun abuso: la confraternita ne era a conoscenza.
Il fatto – a mio modestissimo parere – è di per sé grave. Non credo a chi parla di arricchimento quando nasce una nuova realtà ecclesiale. Ciò spesso è servito a creare esclusivamente nuovi spazi da gestire in autonomia, come fatto del resto anche nella storia dalle stesse confraternite. Tuttavia, quando accadeva questo, la nuova realtà creava una peculiarità propria (introducendo un nuovo Mistero, ad esempio) e non impoveriva o escludeva dalla tradizione una già presente.
Nel caso dell’Annunziata, invece, la nascita di un’associazione dedicata all’Ecce Homo, pur essendo legittima e degna della massima considerazione, rappresenta un impoverimento per la confraternita che è presente in quella chiesa da quasi 400 anni, con il ruolo di servire e portare in processione, tra l’altro, il Cristo martoriato – al Venerdì Santo – e la Madonna durante la Domenica di Risurrezione.
La questione appena accennata, è solo una delle tante che andrebbero affrontate, come quella discutibile – perché frutto di estemporaneità e unilateralità – di portare in processione anche le consorelle. Il sottoscritto non è contrario – sia ben inteso – tuttavia, queste scelte vanno affrontate collegialmente e in comunione con il clero, in un’ottica di rinnovamento condiviso e programmato.
In conclusione ne viene fuori un quadro complesso ed in cui i nostri “pastori” insieme alle confraternite sono chiamati, dopo questi anni di crescita spesso disordinata del fenomeno confraternale, a creare le premesse per un nuovo ordine e ad una maggiore omogeneità.
L’importanza di quanto detto sta, altresì, nel fatto che i nostri riti pasquali sono talmente unici nel loro genere, da aver meritato – è un unicum per Biancavilla – l’iscrizione nel Registro delle Eredità Immateriali istituito dalla Regione Siciliana, sotto l’alto patrocinio dell’UNESCO.