di Antonio Cacioppo
Viviamo tempi difficili, la società è su un crinale caratterizzato da paura e ferocia. Assistiamo quotidianamente a squallide dimostrazioni, violente aggressioni, terribili scontri tra italiani e stranieri.
Il clima si è fatto incandescente da molto tempo, ormai i flussi migratori preoccupano tutti, per questo non c’è da meravigliarsi per le continue proteste, perché riflettono il disagio nei confronti dello “straniero”, del “diverso”, del “nemico”. E’ un’inquietudine prodotta dalla globalizzazione di cui l’immigrazione è uno dei riflessi.
Questo clima diventa ancora più drammatico quando ha una forte correlazione con la nostra vita quotidiana, come i recenti fatti di Adrano testimoniano.
Intanto, derubricherei gli scontri tra adraniti e immigrati ad un semplice episodio legato alla “tradizione” tipica della nostra città, chi non ricorda le risse, le coltellate coi “scassapagghiari”di Biancavilla, sempre per questioni “etniche” di campanile e per questioni di donne.
Niente di nuovo sotto il sole, l’unica differenza è che al nemico di Biancavilla si è sostituito l’immigrato.
E non è vero che Adrano è diventata violenta recentemente, lo è sempre stata, come non ricordare il “Triangolo della morte”,come non ricordare il numero spropositato di morti ammazzati.
Alla presenza endemica della violenza si aggiunge, oggi, la desertificazione della borghesia adranita, incapace di esprimere una classe dirigente all’altezza e di conseguenza non in grado di elaborare, a nostro parere, analisi precise e veritiere su alcuni fenomeni sociali. Quello che è successo ad Adrano non ha radici locali ma va inquadrato in un contesto generale di cui noi adraniti siamo un semplice riflesso.
Tentiamo una riflessione partendo da una considerazione di tipo storico
1) Il mercantilismo del Seicento e del Settecento non si occupava solo di scambi commerciali, ma trattava una particolare “merce”, molto preziosa lo schiavo che veniva prelevato direttamente in Africa;
2) L’imperialismo prevedeva l’occupazione militare del continente africano, con lo sfruttamento degli schiavi sul posto;
3) La globalizzazione, la forma più sofisticata, oggi, di schiavismo, perché prevede lo sfruttamento degli schiavi nei paesi industrializzati attraverso l’immigrazione di massa.
Ma se facciamo attenzione un attimo, se ragioniamo, ci si accorgerà che ci vogliono ingannare con quella che alcuni studiosi hanno definito “neolingua”. E’ improprio parlare di immigrazione di massa, si tratta, invero, di una vera e propria deportazione di massa, che utilizza l’importazione di schiavi.
Importare schiavi serve ad abbassare il costo del lavoro,significa mettere l’un contro l’altro, gli italiani contro gli immigrati per una corsa tesa ad impoverire il livello dei diritti e lo standard dei salari, una guerra tra ultimi e penultimi.
Puntare il dito contro l’immigrato è ostinarsi a non capire. E’ l’incapacità di non saper risalire alle cause profonde di questo dramma umano. E se non ci si ostina si può riflettere su chi sta dietro questo fenomeno, su chi ha interesse a importare manodopera a basso costo, su chi non ha impedito il crollo della natalità in Italia per poter giustificare l’immigrazione.
Di fronte a queste semplici riflessioni ci sembra lapalissiano concludere che il nemico non è l’immigrato ma chi lo utilizza. Non a caso dietro alcune O.N.G. opererebbero personaggi come Soros, il multimiliardario che gioca a fare il filantropo sulla pelle dei nuovi schiavi per poter importare carne umana da sfruttare.
E non è un caso che la desertificazione dei diritti degli italiani (cancellazione dell’articolo 18, jobs act, contratti a tempo sottopagati, precarizzazione), corra di pari passo con gli enormi flussi migratori.
Alla fine il disegno appare chiaro, sia noi europei, che loro, gli stranieri, saremo trasformati in una indistinta massa da sfruttare.
Ci rendiamo conto che questa analisi è devastante, terribile, ma sono ancora più gravi le risposte che taluni danno al problema.
Nella fattispecie le risposte sono due:
-I buonisti d’accatto che elogiano l’immigrazione;
-Gli idioti della lotta tout court contro gli immigrati.
Entrambe le risposte ideologiche sono da considerarsi un riflesso condizionato e indotto dai mezzi di comunicazione amplificati dagli imbecilli di facebook.
La narrazione si concentra sugli effetti dell’immigrazione nella nostra realtà, senza indagarne le cause.
Per essere più precisi, per gli ultras dell’ “accogliamoli tutti” bisognerebbe aprire le frontiere, ci dovremmo arrendere ad un cosmopolitismo di maniera, per cui tutti saremmo proiettati in un mondo migliore dotato di una unica cultura; per capirci mi riferisco agli idioti dell’inglese per tutti, ai fautori del pensiero unico per l’abbattimento di ogni differenza e di ogni identità.
Dall’altra parte, si nota, altresì, la presenza di quei politici meschini che facendo leva sulle paure, sui bisogni della gente, speculano soffiando sul fuoco della xenofobia, perché gli stranieri porterebbero criminalità, disordine, malattie e ci ruberebbero il lavoro.
I primi sono dei veri e propri pazzi, infatti essi sono per la cancellazione dei confini per permettere la libera circolazione di merci e di uomini.
I secondi sono per alzare steccati, muri, filo spinato, bisognerebbe però spiegare loro che l’Italia è da tre lati circondata dal mare.
Le due soluzioni sono, a nostro avviso, peggiori della malattia che si pretende di curare.
L’immigrazione, lo sfruttamento, le guerre umanitarie sono gli effetti del sistema capitalistico.
Se non si parte da questa considerazione, se non si lotta contro la società mercantilistica, ogni tentativo di risolvere il problema sarà fallimentare.
Purtroppo la nostra classe dirigente non sembra condividere questa analisi, cioè che il nemico non è l’immigrato-schiavo, costretto a vivere chiuso in dei lager che chiamano, con un paradosso orwelliano, centri d’accoglienza, o nella migliore delle ipotesi a raccogliere prodotti agricoli a due euro l’ora.
Il nemico è la banca che ti porta via la casa perché non riesci a pagare le rate del mutuo dopo che ti hanno licenziato,
il nemico è il capitalismo finanziario che costringe gli imprenditori e i precari a suicidarsi,
il nemico è non chi emigra ma chi lo costringe ad emigrare,
il nemico non è chi è disperato ma chi lo ha costretto alla disperazione.
Il nemico è il modello neoliberista che ci vuole tutti migranti, tutti sfruttati, tutti privi di diritto, tutti precarizzati.