Sputate al Re!

in Gisella Torrisi di

Mi guardo attorno ed è domenica mattina, a colazione io e il babbo ascoltiamo Strauss, compositore viennese che visse a cavallo dell’800 ma non è delle sue sinfonie, le quali sembrano ragnatele di luce che si diramano negli arti, che voglio discutere. Una mia amica, subito dopo la colazione, mi chiede se ricordo a quale canzone assomigli la nuova di J-ax e Fedez; sì proprio così. Le pare di ricordare un vecchio motivo di una canzone degli ex articolo 31, di cui Alessandro Aleotti (in arte J-ax) era la voce e l’anima. Io cerco di ascoltarla, ma proprio non ci riesco.

Premetto che da ragazzina per me J-Ax era un vero artista, uno di quei ragazzi pieni di sogni che venivano dalle strade. Loro sanno cos’è la vita, l’hanno affrontata chissà quante volte. Anch’io, anche la mia generazione, proviene dalle strade e con ciò non voglio dire che non avevamo una casa, un tetto sicuro o una famiglia ad aiutarci quando ci mettevamo nei guai. Venire dalle strade (e non dalla strada) significa che tu hai giocato, vissuto, lottato, sognato, imparato fuori, urlato, cantato… ti sei ribellato… a contatto con la tua realtà, a contatto con il tuo spazio là fuori: il tuo quartiere. Ricordo le ginocchia sbucciate, le biciclette investite, le prime storie da scrivere, la voglia di poter sbagliare e capire da soli cos’è giusto e cosa no.

Oggi per strada ci sono solo pochi ragazzini, quasi tutti hanno già in mano uno smartphone e aspettano, chissà cosa poi. Noi, noi non aspettavamo nulla, avevamo premura di conoscere, di correre, c’era fortunatamente ancora qualcuno che ci insegnava a ribellarci e non perché andava di moda l’alternativo, anzi! Oggi va di moda essere alternativi, vestirsi come straccioni ma con roba firmata che costa un botto, ed io che pensavo che era per riuscire a spendere i soldi in altro (cd, libri, cinema, teatro, concerti, sports, hobbies), insomma per nutrirsi quell’accumulo cerebrale in testa (o vedi anche: cervello).

Ricordo di aver passato tutta la mia adolescenza a provocare. “A scuola non ti puoi truccare” e andavo imbrattandomi di nero come Marylin Manson perché volevo che tutti vedessero le mie ombre e non solo la mia luce. “A scuola devi far attenzione e ricordarti di fare quello che ti diciamo” e ascoltavo il canto del vento dalla finestra, pensando a cosa intavolare a casa, a come finire la storia che già avevo in mano. “A scuola devi ascoltare l’insegnate” e le sue frustrazioni, di insegnanti là fuori ne ho conosciuti davvero pochissimi. “A scuola devi dare il massimo” e a casa approfondivo la vita, le storie, cercavo la verità.

Quando incontro con lo sguardo un ragazzino con il cuore in mano e non con il telefonino (lo si riconosce dalla schiena dritta ed il sorriso non ancora plastificato in faccia), sorrido anch’io e credo che anche se la società voglia incanalarci in un modo virtuale, artificiale, fasullo… là fuori, di notte, ci sarà comunque un ribelle a tenere accesa la fiamma, per tutti. Ci sarà sempre un angelo a cui brucia lo stomaco per la paura e che deve continuare a perseverare per se stesso, perché sa che dimostrare qualcosa ai professori, ai genitori, ai social o chissà a chi altri… non serve a nulla e non ne rimarrà nulla… ma se invece si concentra su di sé, se dimostra a se stesso di essere pronto a superare qualsiasi barriera imposta e allarga sempre più i suoi orizzonti… beh, allora, avrà scelto la strada più dura, in cui non si vince niente, solo tempo e libertà. Vi pare poco?

Oggi ci hanno tolto il tempo, il pensare, il poter essere anche sfumature. Ci chiedono di credere, ma a cosa? Se ignoriamo il nostro punto di partenza… il quartiere… come possiamo poi alzarci un giorno e cambiare la nostra Sicilia?

Ho smesso di guardare la televisione in terza media (seguivo raramente solo alcuni programmi musicali) e ringrazio quella ragazzina ribelle per avermi dato tutto il tempo per pensare da me. Per sognare, per studiare davvero, per conoscere tantissime persone, per essere stata tante individualità e nemmeno una, per avermi fatto imparare che il cuore ti salva sempre. Tornando a J-Ax, che per me alle medie era un vero, l’antidoto contro i Blue (gruppo lagnosissimo e commerciatissimo), tornando a quella musica penso: c’è chi ha venduto l’anima al quel diavolo di usa e getta televisivo, vedi Morgan (Bluvertigo) o ancora Manuel Agnelli (Afterhours)… ma che hanno lasciato comunque un gran segno nella vita di una bambina, ve lo mostro:

“Quella tv, conosco sempre più gente che la spegne… c’era una storia in mezzo ai libri studiati la mia generazione saprà presto qual è, che piaceva tanto ai miei antenati e piace tanto tanto anche a me… sputate al re!”

La canzone si ispirò sicuramente alla favola I vestiti nuovi dell’imperatore (favola danese a cui io ero affezionata tantissimo) scritta da Hans Christian Andersen (che fa ancora parte della mia infanzia).

E voi quale cose ricordate della vostra? I sogni sono quelli che non moriranno mai. Concludo con una citazione di Andersen, che sia per ognuno un punto di partenza verso il risveglio della propria intelligenza:

“Non importa che sia nato in un recinto d’anatre: l’importante è essere uscito da un uovo di cigno.”

Questo articolo lo dedico a quei ragazzi a cui è stato proibito il conoscere! Ricordate sempre: chi cerca, trova! Chi scava dentro sarà libero!