Vaccini: un po’ di chiarezza sulla questione

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di Grazia Maccarrone

La vaccinazione costituisce la migliore arma per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive. Un vantaggio notevole è che questi possiedono un’azione protettiva, oltre che sul singolo individuo vaccinato, sulla comunità intera. Un vaccino ideale deve essere ben tollerato, efficace, altamente innocuo, di facile utilizzo e poco costoso. Gli obiettivi principali di questa pratica sono sicuramente due: primariamente provocare una risposta immune nell’individuo con lo scopo di proteggerlo da una determinata patologia; il secondo obiettivo è invece limitare la diffusione di questa, se non addirittura eradicarla in maniera definitiva (come nel caso del Vaiolo nel 1979).

I vaccini possono essere somministrati singolarmente o in combinazione. Nel caso dei vaccini combinati si sfrutta la capacità del nostro sistema immunitario di riconoscere e agire contemporaneamente su più antigeni (ad esempio il vaccino trivalente contro difterite, tetano e pertosse, il vaccino trivalente contro tre tipi di virus della poliomielite e il vaccino trivalente contro morbillo, parotite, rosolia). Purtroppo mantenere a livelli elevati i tassi d’immunizzazione sta diventando sempre più difficile. Infatti la minaccia di queste malattie comincia a essere considerata dalla collettività sicuramente meno reale poiché molte patologie, proprio grazie alla vaccinazione, non vengono più contratte dalla maggioranza delle persone. Questo è da considerarsi un errore di valutazione, che potrebbe portare a delle conseguenze negative come il riemergere della patologia stessa qualora non fossero mantenute coperture vaccinali adeguate.

Un aspetto importantissimo, sul quale oggi spesso fanno leva molte correnti anti-vacciniste, è senza dubbio la sicurezza della vaccinazione. Alla somministrazione del vaccino stesso deve seguire una percentuale minima di effetti collaterali, questa deve essere commisurata in ogni caso con la gravità della malattia stessa. I vaccini sono efficaci e sicuri, ma va comunque ricordato che nessun vaccino, così come nessun farmaco o nessuna attività di tipo medico, è totalmente privo di rischi o complicazioni. C’è anche da dire però, per onestà scientifica, che la frequenza degli effetti indesiderati successivi a una pratica vaccinale è nettamente inferiore agli effetti avversi e alle complicazioni che potrebbe causare la malattia stessa contro cui si vuol generare immunità. Per una maggiore chiarezza, si potrebbe fare l’esempio del morbillo il quale, una volta contratto dall’individuo, potrebbe presentare come effetto collaterale più grave l’encefalite. La casistica riporta 1 malato su 2.000 e nel 40% di questi casi può lasciare l’individuo con un’invalidità permanente. La stessa complicazione, come effetto indesiderato dovuto alla vaccinazione, si può verificare in 1 caso su 1.000.000 di dosi di vaccino. Questi dati sono indicativi.
Effetti collaterali sicuramente più diffusi ma più innocui dovuti alle vaccinazioni sono: reazioni locali (gonfiori, arrossamenti) e generalizzate (febbre, vomito e reazioni allergiche controllabili) che, se messi a paragone con le complicanze maggiori delle diverse patologie, sono sicuramente meno gravi.

Si è inoltre parlato molto del fantomatico rapporto tra vaccini e autismo. Nel 1998 il medico inglese Andrew Wakefield pubblicò sul Lancet, rivista medica scientifica di un certo spessore, uno studio che segnalava un possibile legame tra autismo e vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia. Lo studio prese in esame dodici bambini con sintomi di tipo autistico, che in otto casi erano iniziati due settimane dopo la somministrazione del vaccino stesso. La ricerca però non individuò un nesso causale certo. Si scoprì addirittura che i dati della ricerca erano stati contraffatti per motivi economici e falsificati per trarne profitto. Il medico fu ovviamente radiato dall’albo.
Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un report ufficiale su questo dibattito: “I dati epidemiologici disponibili dimostrano in modo conclusivo che non esiste alcuna prova di un’associazione causale tra vaccini per morbillo, parotite e rosolia, e lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico. Gli studi che in passato hanno suggerito l’esistenza di questo link causale si sono rivelati essere delle frodi che contenevano importanti errori metodologici”.

L’Italia negli ultimi anni ha toccato livelli di adesione alle vaccinazioni in discesa, sotto la soglia di sicurezza: il 95% di copertura per i cosiddetti vaccini obbligatori, mentre per gli altri vaccini (non obbligatori) come il trivalente per morbillo, parotite e rosolia, si parla al massimo dell’85%.
E’ fondamentale che i medici di famiglia siano informati e aggiornati circa i vaccini, in modo che possano a loro volta informare i loro pazienti dei benefici della vaccinazione e sugli eventuali, anche se rari, rischi comprovati.  Se il numero delle adesioni a questa pratica cadesse in maniera consistente, l’incidenza di molte patologie andrebbe sicuramente ad aumentare.
In una nota, sottolinea ciò l’Istituto Superiore di Sanità: “Scendere sotto le soglie minime significa perdere via via la protezione della popolazione nel suo complesso, e aumentare contemporaneamente il rischio che bambini non vaccinati si ammalino”.